Le Spaghetti start-up vanno in Academy

Cloudseed, il contest della cloud intensity, ha ascoltato i ragazzi di Roma Tre. Dalla loro esperienza si può ricostruire un’immagine aggiornata.

I finanziamenti di primo livello sono ormai penetrati nel tessuto dei giovani di belle speranze sotto forma di grant, veri e propri regali nella fascia tra 10 e 30 mila euro. Anche gli spazi d’incubazione, conferiti a titolo più o meno gratuito, sono oggi disponibili nelle principali aree urbane. Le strutture nominali per supportare le spaghetti start-up oggi ci sono e i ragazzi le conoscono: la dieta mediterranea potrebbe funzionare, ma ancora non si sa bene come mettere insieme il menu.
In quest’ottica si muove, tra le altre iniziative simili, anche Cloud Seed by Seeweb, il contest della cloud intensity. Nel suo secondo anno di vita l’organizzazione ha deciso di sviluppare un programma di formazione ed informazione articolato su hangout ed Academy, per ciascuno dei quali è definito un format specifico.


Hangout ed Academy

La CloudSeed Academy è stata ospitata lunedì 20 maggio nelle aule di Roma tre, l’Università romana fortemente attiva nelle iniziative dedicate a start-up e all’ingegneria del software: sono le stesse aule dell’ormai famosissimo Codemotion. Maurizio Pizzonia ha introdotto l’evento, nel quale Antonio Baldassarra (Ceo Seeweb) ha raccontato come e perché fare oggi impresa Ict e Federico Pacilli (Cfo BaasBox) raccontava come CloudSeed abbia accompagnato la sua start-up nei mesi del programma del 2012, che alla fine ha visto BaasBox prevalere ed aggiudicarsi il primo posto.
Dei 34 ragazzi presenti alla Cloud Academy by Seeweb di ieri, 6 gruppi rappresentavano idee o start-up già avviate e almeno due facevano già parte di un meccanismo consolidato (InnovactionLab, BizSpark).
Particolarmente interessante è stata la sessione di domande e risposte. Ascoltando i ragazzi si è notata una piacevole consapevolezza: i singoli programmi di grant o seeding, ancorché utilissimi, non bastano più. C’è quindi necessità di trovare regole di compatibilità nel caso si giunga a finanziare le stesse iniziative.


Psicoanalisi e start-up

In alcuni resta sotterraneo il timore che l’idea imprenditoriale venuta in mente sia di per sé preziosissima e quindi vada protetta in tutti i modi, al limite anche nascondendola ad eventuali finanziatori. Si tratta d’una fobia nota anche in altri settori dell’ingegno e dell’arte, ma che purtroppo non ha alternative: l’idea va comunicata in fretta e a molti. Alle volte sembra che questa vera e propria fissazione sia amplificata da un altro problema “latino”, la paura di fallire. Il punto comune delle due paure è la cosiddetta “execution”: la differenza di successo non la fa l’idea ma la sua realizzazione, così come fallire non è un problema se si sono fatte le cose giuste.


Giallo, non noir

Tornando al finanziamento delle prima fasi di vita, in Italia non è ancora del tutto passata la lunga, pluriennale spettacolarizzazione delle speranze di nuove aziende, priva di reale creazione di un ecosistema di supporto a chi vorrebbe fare impresa ma non ha ancora le competenze o l’ampiezza di visione necessarie. Resta vero che oggi partecipare a contest è decisivo per prendere contatto con le vere dimensioni di una realtà che inizialmente sfugge.
Il classico seed dei business angel, tra 20 e 50 mila euro, è sempre più primo passo per un successivo finanziamento spesso direttamente nel contratto di seeding. Anche le azioni coordinate tra vari tipi di fondo europeo o regionale si stanno articolando con parziale costrutto. L’intrico finanziario è insomma degno di un giallo, tutto da leggere nella speranza che non diventi un noir.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome