Le policy IT violate nel 41% dei casi

Uno studio Cisco mostra un disallineamento tra le direttive aziendali e i comportamenti degli utenti. Che vogliono accedere alle informazioni da qualunque luogo, in qualsiasi momento e con qualsiasi dispositivo. E gli italiani sono più ligi della media.

Cisco ha annunciato i risultati dello studio The Cisco Connected World Report, condotto da Insightreport, che fa luce su quali sono le aspettative e i comportamenti dei dipendenti nell’accedere alle informazioni da qualunque luogo, in qualsiasi momento e con qualsiasi dispositivo.

In estrema sintesi, oltre due terzi dei dipendenti intervistati è convinto che le policy It attuate dalle aziende per cui lavorano possano essere migliorate, e almeno due su cinque (il 41%) hanno dichiarato di violarle per poter soddisfare le proprie esigenze di comunicazione.

Lo studio, che include interviste a 2.600 persone fra dipendenti e professionisti in 13 paesi (fra cui l’Italia), ha rivelato che mentre la maggior parte delle aziende (82% globalmente e 83% a livello italiano) ha policy It, circa un dipendente su quattro (24% a livello globale e 26% a livello italiano) non è al corrente della loro esistenza.

Un ulteriore 23% (26% in Italia) ha riferito che la propria azienda non ha attuato policy in materia di un utilizzo dei dispositivi.
Aggregando i dati, quasi la metà dei dipendenti intervistati (47% a livello globale, 52% in Italia) o non ha idea di quali siano le policy It relative all’utilizzo dei dispositivi o non è al corrente delle loro esistenza.

Tra i dipendenti che hanno dichiarato di conoscere le policy It aziendali, il 35% afferma che il dipartimento It non fornisce spiegazioni né chiarimenti sul perché tali policy siano state attuate, cosa che può portare a una maggiore apatia, incomprensione e conformità selettiva.

Circa due su tre (il 63% in Italia) pensano che potrebbe essere apportato qualche miglioramento e sono convinti che le policy debbano essere aggiornate per riflettere le  esigenze e stili di lavoro, magari trovando un compromesso accettabile tra l’utilizzo dei dispositivi, dei social media, della mobilità e della flessibilità lavorativa.

Tra i dipendenti che ammettono di trasgredirle, due su cinque (il 41% globalmente e il 22% in Italia) affermano di farlo perché hanno bisogno di specifici programmi e applicazioni per portare a termine la propria attività o stanno semplicemente cercando di essere più produttivi ed efficienti.

Un dipendente su cinque (17% in Italia), ha affermato di non rispettare le policy It perché è convinto che la propria azienda o dipartimento It non le faranno applicare.

L’utilizzo dei social media è limitato in varia misura sia nei diversi paesi che all’interno delle aziende. Sebbene la metà (51%) dei dipendenti intervistati a livello globale ritenga che i social media, pur non essendo legati al lavoro, contribuiscano all’equilibrio tra lavoro e vita, due su cinque (41%, 52% in Italia) hanno dichiarato di non essere autorizzati a utilizzare Facebook sul luogo di lavoro, e che a uno su tre (35% globalmente e 36% in Italia) è vietato l’uso di Twitter sul posto di lavoro o tramite l’utilizzo di dispositivi aziendali.
Oltre un dipendente su quattro (28%, 29% in Italia) non può utilizzare l’instant messaging sul posto di lavoro o con dispositivi aziendali, e uno su cinque (26% nel nostro Paese) ha delle limitazioni sull’invio di e-mail personali da dispositivi aziendali e durante le ore lavorative.

Due dipendenti su tre (64%) ritengono che il loro team It e le loro aziende dovrebbero allentare le restrizioni e consentire l’uso dei social media sia durante le ore di lavoro sia con i dispositivi aziendali, citando l’equilibrio vita-lavoro come una delle principali motivazioni, in particolare perché molti di loro possono lavorare in mobilità, senza limitazioni e aumentando le ore di lavoroe i risultati.

Anche l’utilizzo di dispositivi personali come iPad e iPhone è limitato. A livello globale, a quasi un dipendente su cinque (18%) non è permesso utilizzare il proprio iPod al lavoro (24% in Italia), e quasi a uno su cinque (18%) è vietato l’uso a lavoro di dispositivi personali come i notebook o i telefonini (23% nel nostro Paese).

La maggior parte degli impiegati (66%) ritiene che dovrebbero essere in grado di connettersi gratuitamente con qualsiasi dispositivo in dotazione, personale o aziendale, e accedere alle applicazioni e alle informazioni di cui hanno bisogno durante tutta la giornata.
Molti dipendenti semplicemente lo fanno, sollevando la questione circa l’efficacia delle policy e come l’It possa aggiornare, applicare e garantire una migliore compliance.

L’utilizzo del video come forma di comunicazione consumer e aziendale è in aumento. A livello globale, più di due terzi dei professionisti It (68%) ritiene che l’importanza delle comunicazioni video per la loro azienda aumenterà in futuro, in particolare per gli intervistati in Messico (85%), Cina (85%), Brasile (82%), e Spagna (82%).
Anche in Italia il trend è confermato con il 76% degli intervistati che ha risposto in modo affermativo.

Ma non tutti i dipendenti che desiderano utilizzare la comunicazione video nei luoghi di lavoro sono in grado di farlo oggi. Circa due dipendenti su cinque (41%) affermano di non poter utilizzare il video come strumento di comunicazione sul posto di lavoro, con oltre la metà dei lavoratori dipendenti negli Stati Uniti (53%), Regno Unito (55%), Germania (55%) e Francia (60%) che non possono usare il video per la comunicazione sul posto di lavoro.

Tra i lavoratori che non utilizzano il video, uno su tre (34%) prevede di utilizzarlo per comunicare sul posto di lavoro entro i prossimi due anni, e quasi due dipendenti intervistati su quattro a livello globale sono convinti che il video potrebbe diventare la loro principale modalità di comunicazione.

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