Le Pmi italiane hanno fiducia nell’e-commerce

Le piccole aziende, secondo un sondaggio Doxa, si aspettano che il commercio elettronico sia d’aiuto in questa fase di crisi economica

Grandi aspettative e preconcetti, paure infondate e attenzione alle risorse, sono queste le riflessioni che precedono e seguono la messa in opera dei siti Web e, a maggior ragione, delle soluzioni di e-commerce. È il quadro che ha delineato Doxa in seguito a un’indagine commissionata da PayPal sul commercio elettronico nelle Pmi. La ricerca è stata condotta su un campione di 603 piccole e medie aziende italiane che impiegano tra 1 e 50 addetti e si è posta l’obiettivo di sondare la diffusione e l’utilizzo di Internet nelle Pmi quale strumento per allargare la base clienti e aumentare il loro giro d’affari. In pratica, si è cercato di capire i principali vantaggi che possono derivare dall’e-commerce alle Pmi e d’altra parte quali sono gli ostacoli alla diffusione del Web come veicolo commerciale. Il primo dato è abbastanza indicativo del livello tecnologico del nostro panorama aziendale: il 25% delle imprese intervistate ha un sito Internet e,di queste, il 14% lo utilizza per il commercio elettronico. Questo a fronte, però, di un interesse sempre maggiore verso l’argomento in quanto le aziende dichiarano di considerare la Rete uno strumento chiave per la propria attività. La percentuale più alta di aziende presenti online appartiene al settore terziario e servizi (34%), seguono industria e commercio all’ingrosso (27%) e professionisti (24%). Solo quarto il commercio al dettaglio (21%).

La diffusione dell’e-commerce e i suoi vantaggi
 Le aziende che sono online, un quarto del campione intervistato da Doxa, hanno perlopiù indicato che la presenza sul Web ha generato un miglioramento dell’immagine del proprio brand (78%), ma sono stati anche riconosciuti un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza (41%), uno sviluppo del business a livello nazionale (37%), un incremento delle vendite (37%) e dei margini (33%) e l’acquisizione di una quota rilevante di nuovi clienti (28%). A questo punto lo studio scende nel dettaglio per poter illustrare le tendenze che caratterizzano questo comparto indagando circa le motivazioni che hanno portato all’apertura del sito (e all’adozione di certe funzionalità piuttosto che altre) e d’altra parte le ragioni che hanno frenato la diffusione delle tecnologie.

Un aiuto in fase di recessione
La maggioranza delle aziende intervistate, comprese quelle che non sono online, concorda nel ritenere l’e-commerce un aiuto per la ripresa in questo particolare momento economico.
Per l’86,5% delle Pmi intervistate l’e-commerce aiuta le aziende perché è un canale commerciale in più che permette di allargare il business, anche oltre confine, e di ridurre i costi di intermediazione (81%). Il 75% delle aziende indica, inoltre, che il commercio elettronico consente di accedere a prodotti altrimenti non reperibili. Per il 55% delle Pmi online il target primario del sito Internet sono i consumatori, mentre il 35% lo utilizza sia per attività business-to-business che quale strumento rivolto ai consumatori. Le Pmi online si servono della Rete principalmente come mezzo per dare maggiore visibilità all’azienda e fare pubblicità (65%), ma un’alta percentuale mostra di considerare il sito Web quale strumento di business: per trovare nuovi clienti (21%), vendere i propri prodotti e servizi (20%) e incrementare le relazioni con i clienti esistenti (15,5%).

Gli ostacoli
Questa la fotografia della situazione al momento dell’indagine. Ora passiamo agli ostacoli che stanno frenando l’adozione di questo strumento di vendita e a quanto sono state soddisfatte o deluse le aspettative. Prima di mettere a punto i servizi di e-commerce gli intervistati hanno dichiarato di aver avuto varie paure che poi si sono rilevate infondate. Per esempio, quello di riuscire a mettere a punto una perfetta logistica è un timore sentito dal 66% di chi ha intenzione di creare un sito, ma solo dal 35,7% di chi lo ha effettivamente implementato. Una proporzione simile (e questo vale come campanello di allarme per il canale It) vale riguardo al fatto di riuscire a trovare i partner giusti per essere aiutati nelle decisioni tecniche.

Sostegni limitati
Tra le difficoltà che si pensava di dover affrontare al momento di creare un sito, compare prima di tutto (secondo il 76% del campione) quella di trovare il tempo per organizzare e gestire il progetto: un problema veramente sperimentato dal 61,6 % degli interpellati che hanno un sito. Anche l’avere tutte le informazioni necessarie è una questione che preoccupa più persone che hanno intenzione di creare il sito (66,2%) di chi si cimenta concretamente nell’impresa (54%). Se si guarda al problema del reperimento di incentivi da parte della Pubblica Amministrazione, il campione si divide abbastanza equamente e le percentuali sono allineate tra chi vuole mettere in piedi il sito e chi già ce l’ha: insomma, il 52% dell’intero campione ha lamentato di non ricevere sostegni.

Mezzi di pagamento tradizionali
La ricerca ha indagato anche sulle soluzioni più conosciute e più utilizzate per gestire le transazioni online. é emersa una preferenza ancora marcata delle Pmi italiane per metodi di pagamento online più tradizionali quali il bonifico o il vaglia, che insieme risultano al secondo posto nelle risposte dell’intero campione intervistato dopo la carta di credito e al primo posto fra le soluzioni offerte dalle aziende che fanno e-commerce. PayPal si è confermata al quarto posto fra i metodi di pagamento online citati spontaneamente e al terzo posto fra i sistemi offerti dai negozi online, davanti alle carte prepagate.

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