Le Pmi europee hanno bisogno di crescere

L’assemblea di Strasburgo ha approvato un documento per favorire l’internazionalizzazione delle piccole aziende

Piccolo è bello. Così recitava alla fine degli anni settanta il titolo di un famoso libro dell’economista tedesco Ernest F. Schumacher. Ma secondo il Parlamento europeo le Pmi dell’Unione europea sono un po’ troppo piccole (e indifese) rispetto alle insidie della globalizzazione. L’assemblea di Strasburgo ha così approvato a larga maggioranza un documento per favorire la crescita e l’internazionalizzazione delle piccole aziende del Vecchio Continente.

Al centro dell’economia europea
I numeri delle Pmi nella Ue sono senza dubbio importanti: le imprese con un numero di dipendenti inferiore a 250 e un fatturato sino a 50 milioni di euro sono 23 milioni (99% del totale) e danno lavoro a 75 milioni di persone (il 70% degli occupati). Ma la grande maggioranza di queste Pmi ha un problema di crescita: il 96% ha meno di 50 dipendenti e un fatturato annuo inferiore a 10 milioni di euro e, secondo i parlamentari europei, questo «limita la loro capacità di esportare beni e servizi oltre i confini nazionali, dati gli elevati costi fissi che questa attività comporta». Solo l’8% delle Pmi dell’Ue, infatti, commercializza beni al di fuori delle frontiere nazionali, e appena il 3% di esse considera prioritaria l’esportazione di beni al di fuori dell’Unione.

L’accesso ai mercati internazionali
Per i deputati l’accesso delle Pmi ai mercati internazionali può invece contribuire a «creare nuovi posti di lavoro, a difendere e conferire valore aggiunto a quelli esistenti, a preservare e scambiare il know-how ». Il documento invita quindi la Commissione e gli Stati membri a favorire la creazione, nei mercati chiave di India e Cina, di “European Business Center” che collaborino con le camere di commercio nazionali e con i rappresentanti delle imprese, così da consentire alle Pmi di trovare partner dotati delle capacità necessarie per accedere a questi mercati locali. La richiesta dei parlamentari alla Commissione è anche di negoziare in sede di Wto «regole semplificate specifiche per le Pmi all’interno delle zone di libero scambio, nonché clausole speciali relative alle esigenze delle piccole imprese».

La tutela della proprietà intellettuale
Altro tema caldo è quello della tutela dei diritti di proprietà intellettuale, legato all’irrisolta questione della contraffazione. Secondo la relazione, la falsificazione dei prodotti colpisce le Pmi «che sono riuscite a creare prodotti di qualità e competitivi», mettendone talora in pericolo la sopravvivenza. La Commissione e gli stati membri dovrebbero quindi impegnarsi nella prevenzione e nella repressione del fenomeno sia a livello interno che esterno, attraverso iniziative multilaterali e bilaterali (ovvero com nuovi accordi di cooperazione economica con i paesi terzi). Ma anche le Pmi dovrebbero essere incoraggiate ad avvalersi di strumenti di protezione, come ad esempio i brevetti, per proteggere il loro patrimonio di conoscenze e difendersi dai fenomeni di contraffazione.

Le indicazioni geografiche
Infine, per quanto riguarda le indicazioni geografiche dei prodotti alimentari, il Parlamento chiede di compiere progressi sostanziali affinché si giunga a un quadro internazionale di riferimento «più chiaro ed equilibrato» in materia di indicazioni geografiche, così da garantire che i prodotti agricoli europei più competitivi e conosciuti non siano penalizzati da pratiche anticoncorrenziali.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome