Le opportunità della convergenza per l’Italia

L’obbligo di mantenere il passo con gli altri paesi industrializzati, pone stringente la necessità di innovare

Il processo di convergenza, nelle sue diverse declinazioni, sta modificando rapidamente e in maniera sostanziale lo scenario delle Tlc e dell’It, dando vita a nuovi servizi destinati alle aziende come al mondo consumer. Ma per cogliere le opportunità che si vanno profilando e non perdere il treno, l’intero paese, dalle imprese alla Pa, fino ai singoli cittadini, deve rimboccarsi le maniche e investire per preparare il terreno, anche sul piano culturale, per far attecchire l’innovazione e creare sviluppo.


È questo il messaggio forte che emerge dal convegno organizzato a Milano da Fida Inform e ClubTI, cui hanno partecipato alcuni fra i più significativi esponenti del management italiano del mondo Ict. Il filo conduttore degli interventi è stato, appunto, il tema della convergenza, un termine non certo nuovo, per gli addetti ai lavori, ma che oggi si va connotando di nuovi significati: non più solo voce e dati, o It e Tlc, due modi che ormai vanno a braccetto, ma anche convergenza fra fisso e mobile, convergenza sui contenuti, con la televisione che approda sui terminali mobili, e sull’elettronica di consumo, dove nascono ogni giorno nuove soluzioni che mettono insieme funzionalità differenti.


Aprendo i lavori, Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli e Telecom Italia, ha sottolineato l’arretratezza del nostro paese rispetto agli Stati Uniti nel settore Ict, calcolabile in un gap di 10 anni e causata dalla mancanza di investimenti adeguati. «Negli Usa – ha affermato Tronchetti Provera – affluisce nell’Ict il 30% degli investimenti, con un impatto dell’1% nella crescita del PIL. In Europa solo il 18% e in Italia ancora meno, il 10%. Ma non tutto è negativo. L’opportunità di colmare rapidamente il ritardo c’è: bisogna investire in formazione, perché nel paese mancano skill adeguati». Il manager si è detto convinto che la disponibilità di banda larga, sia nel fisso sia nel mobile, stia cambiando la realtà, consentendo di portare le applicazioni attraverso la rete a costi molto competitivi, secondo modelli pay-per-use e pay-per-application.


Sul fronte della banda larga in mobilità, in particolare, «l’Italia non è dietro a nessuno: con WiBRO arriveremo fino a 50 Mbps», ha affermato il presidente, evidenziando anche la posizione d’avanguardia di Telecom Italia nella convergenza fisso mobile, essendo stato uno dei primi operatori al mondo a lanciare servizi in questa direzione. Su questo tema è intervenuto anche Carlo Mario Guerci, professore universitario ed esperto di Tlc, che ha sottolineato che «la convergenza fisso-mobile è inevitabile. Telecom Italia ha avuto il merito di avviarla, ora va cavalcata». Guerci ha anche rassicurato sul fatto che la banda trasmissiva messa a disposizione degli utenti non è mai troppa, perché «ogni volta che abbiamo costruito una rete l’abbiamo riempita di servizi» e ha concluso dicendo che «abbiamo davanti anni difficili, ma bisogna guardare avanti con ottimismo», senza limitarsi a considerare l’andamento dei conti a breve termine. Un’altra testimonianza della portata del cambiamento in atto è stata quella di Tom Craig, president, Ip networking, di Bt, uno degli operatori più all’avanguardia nel panorama mondiale. Craig ha illustrato la transizione che la sua azienda ha avviato 5 anni fa per portare tutti i servizi e ogni elemento della rete verso IP, obiettivo che sarà raggiunto nel 2009 con un investimento complessivo di 18 miliardi di dollari.


Un obiettivo condiviso anche da Stefano Pileri, Cto di Telecom italia, che ha affermato come «la vera rivoluzione non è la convergenza fisso mobile, che è solo un nuovo modo per usufruire degli stessi servizi, ma quella fra media e It. Non c’è dubbio che l’unico sistema di distribuzione sia rappresentato dalle reti a larga banda». Il manager ha annunciato anche che dal 2008 Telecom ricomincerà a posare fibra ottica nella rete d’accesso, poiché sarà raggiunto il tetto di 10 milioni di utenze a larga banda (oggi sono 7 milioni), un limite oltre al quale con il rame si verificano fenomeni di interferenza.

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