Le imprese femminili scelgono forme societarie più solide

Nonostante la recessione, le società di capitali guidate da donne sono cresciute del 18% tra giugno 2009 e giugno 2010

In un paese che conta uno dei più bassi tassi di occupazione femminile dell’Unione europea, la crescita delle imprese “rosa” in uno dei momenti più difficili per l’economia italiana rappresenta senza dubbio un motivo di ottimismo. Il secondo Rapporto Nazionale sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere con la collaborazione del ministero dello Sviluppo economico e del Dipartimento per le pari opportunità, mette infatti in evidenza come nel periodo compreso tra giugno 2009 e giugno 2010 le imprese femminili (cioè con un titolare donna) si siano comportate in maniera nettamente migliore di quelle maschili. Nei dodici mesi analizzati, le prime sono infatti cresciute del 2,1% (in totale 1.421.085 aziende, per un saldo positivo di 29.040 unità) a fronte di un andamento negativo (-0,4%) di quelle maschili che hanno perso, nello stesso periodo, 17.072 unità. Tra le imprese guidate da donne, i saldi maggiori si registrano nel Lazio (+6.638 unità), in Lombardia (5.310) e in Campania (3.248).

La crescita delle società di capitali
Altro segnale positivo arriva dall’analisi delle forme giuridiche scelte dalle imprenditrici: l’impulso più forte alla crescita dell’imprenditoria rosa nell’ultimo anno è infatti arrivato dalla componente più innovativa, quella delle società di capitale, cresciute nei 12 mesi del 18% e che ormai rappresenta la tipologia scelta da oltre il 14% delle imprenditrici. In lieve riduzione, invece, la componente più tradizionale delle imprese individuali (-0,48%), che comunque rimane predominante (60,7%). Questa tendenza dell’imprenditorialità femminile verso forme più strutturate, nel pieno della crisi economica e finanziaria, sembra indicare una crescente solidità organizzativa e patrimoniale che caratterizza almeno una parte dello sviluppo delle iniziative imprenditoriali condotte da donne.

Bene i servizi alle imprese
Per quanto riguarda i settori di attività, le imprese in rosa si concentrano prevalentemente nel terziario, in particolare nei comparti riferiti alla “sanità e assistenza sociale” dove quasi un’impresa su due, il 41%, è guidata da una donna. A livello nazionale, il commercio (29,5%) e l’agricoltura (18,8%) si mantengono i settori che assorbono la quota maggiore di imprese rosa, probabilmente anche perché qui non è trascurabile la quota di aziende familiari che per svariati motivi (anche fiscali) assegnano la titolarità a una persona di sesso femminile. L’agricoltura negli ultimi dodici mesi è però l’unico settore a segnare una perdita (-2,48%), mentre invece le donne tendono a mettersi alla prova in attività più orientate al mercato come ad esempio i servizi alle imprese, dove il tasso di femminilizzazione (quota di imprese rosa sul totale) ha raggiunto il 31,6%.

Donne più presenti al Sud
Una sorpresa arriva dai risultati quantitativi: l’imprenditoria femminile è infatti più concentrata nelle regioni del Meridione dove, al netto delle isole, alla fine di giugno del 2010 si registra un tasso di femminilizzazione del tessuto imprenditoriale del 26,1%. A quella data, nelle sei regioni meridionali risiedevano 355.754 imprese, pari al 25% di tutto l’universo imprenditoriale femminile. Includendo Sicilia e Sardegna, questa quota sale addirittura al 36%, per un totale di 512.620 unità. A pochissima distanza segue il Nord-Ovest, dove ha sede il 24,5% delle aziende guidate da donne (348.346 unità). Il Centro Italia si ferma al 21,5% del totale, mentre il Nord-Est appare la circoscrizione in cui la donna è meno rappresentata nell’universo imprenditoriale.
Tra le regioni, quella che ospita il maggior numero di imprese femminili è la Lombardia, dove hanno sede 191.944 aziende con a capo una donna. Curiosamente, però, questa regione è ultima se si guarda al peso relativo delle aziende rosa sul totale: solo il 20%, dato influenzato dalla grande concentrazione di imprese sul territorio lombardo. In termini assoluti, la Lombardia è seguita dalla Campania (148.803 imprese), dal Lazio (140.225) e dal Piemonte (111.705). La palma di regione a più alto tasso di femminilizzazione delle imprese va al Molise, dove è rosa il 30,2% delle aziende. Seguono la Basilicata (27,9%) e l’Abruzzo (27,7%).

Serve una nuova leva d’impresa al femminile
«Per rilanciare l’Italia – ha dichiarato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – c’è un bisogno estremo di forze nuove e dinamiche, capaci di guardare la realtà con occhi diversi, più coraggiosi e determinati, come sono le imprenditrici che vengono fuori da questo rapporto. Le donne sono una risorsa che ancora non riusciamo a valorizzare come dovremmo e che, invece, può rivelarsi uno dei driver vincenti per il nostro sviluppo nei prossimi decenni. Un loro maggiore coinvolgimento nel mondo del lavoro è indispensabile al sistema Paese e può e deve avvenire anche ampliando le possibilità di fare impresa, perché le donne hanno dimostrato di saperla fare e fare bene. È tempo di rilanciare quell’impegno su frontiere nuove, con la sottoscrizione di un nuovo protocollo d’intesa tra Unioncamere e il ministero dello Sviluppo economico e il Dipartimento per le pari opportunità, per consentire a un numero sempre maggiore di donne di dare il loro contributo alla crescita del Paese. Creando condizioni più favorevoli a conciliare i tempi del lavoro e della famiglia, aumentando l’offerta di servizi di assistenza e consulenza, investendo sulla formazione all’imprenditorialità».

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