L’E-government visto da Lucio Stanca

Il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie ci ha illustrato le linee guida che animeranno lo sviluppo dell’e-government nel nostro Paese e non solo. Previsto un impegno di azione anche sui Paesi in via di sviluppo, per azzerare il “digital divide”, allo scopo di creare sinergie economiche.

L’informatizzazione della Pubblica Amministrazione è al centro delle occupazioni di Lucio Stanca, Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, con tutto ciò che ne deriva, inclusa l’alfabetizzazione completa del personale pubblico, la creazione di un portale nazionale della Pa e lo stimolo alla creazione di una piattaforma che possa portare, in un futuro per ora lontano (cinque anni), alla creazione di una e-democracy di fatto.
Tutte queste indicazioni sono emerse a latere di un panel a porte chiuse a cui il Ministro ha partecipato in quel pensatoio dell’establishment internazionale che sono diventate le sponde del lago di Como. Il panel, chiamato High level discussion group, è stato dedicato a tracciare le linee guida di un piano di azione internazionale sull’e-government per lo sviluppo.

Linee che saranno sviluppate alla prossima conferenza mondiale di Palermo (10 e 11 aprile prossimi), una sorta di G8 dell’e-government aperto a tutti i Paesi in via di sviluppo che vorranno confrontarsi con le opportunità offerte dalle tecnologie per meglio amministrare lo stato. Il consesso palermitano, sgombriamo il campo dai dubbi, non sarà un momento operativo, ma solo di indirizzo (“non parleremo di standard, non imporrremo metodiche a nessuno, daremo solo aiuto a chi vuole indirizzarsi all’e-government”, ha detto Stanca).
Xml, J2Ee, Com e compagnia, quindi, rimarranno fuori da Palazzo dei Normanni. Chi entrerà saranno i rappresentanti delle Nazioni unite, e quelli dei Paesi che fanno già parte del piano internazionale di e-government per lo sviluppo avanzato dall’Italia: Albania, Mozambico, Nigeria, Tunisia e Giordania. Proprio con il paese arabo, ha rivelato Stanca, sono stati già avviati due progetti, uno per il rifacimento del sistema contabile della Pa, l’altro per la creazione di una piattaforma di e-procurement per il commercio estero.
Ma perché impegnarsi in presa diretta sui Pvs? “Perché se i Pvs investono per sviluppare l’efficienza dell’e-government – ha detto Stanca – danno un messaggio di trasparenza e affidabilità delle loro strutture, attraendo così risorse finanziarie dall’estero, sia pubbliche, sia private. Oggi il nostro Paese investe lo 0,13% del Pil, 700 milioni di euro, per la cooperazione internazionale. L’obiettivo è arrivare a spendere lo 0,7% del Pil, in un contesto in cui l’Onu, la Ue, la Banca Mondiale e l’Ocse hanno decretato la massima priorità per l’e-government”.

Digital divide tricolore
E per l’Italia si può parlare di digital divide? “Il nostro ritardo – ha specificato il Ministro – non è dovuto a scarsa competenza del personale della Pa. Il fatto è che la Pa, purtroppo, prende più di ciò che dà. Non crea valore e non semplifica”. Il problema principale per la realizzazione di una struttura di e-government in Italia, quindi, pare essere di materia organizzativa. Stanca porta l’esempio classico, quello del divario nord-sud, lanciando inconsciamente anche uno spot per le aziende, come quella da cui proviene, impegnate nell’outsourcing: “oggi la tecnologia consente di mettere il back-office di un sistema informativo anche a centinaia di chilometri di distanza. Il sistema sud deve essere messo a conoscenza di ciò e anche in grado di farlo”.
Però lo stato dell’informatizzazione della Pa nel nostro Paese non va visto solo con la lente “dell’Italia a due velocità”, ma anche con quella del disallineamento fra centro e periferia, cioè fra ente erogante e Pa locale, che per anni, come da statuto, ha sviluppato in autonomia i propri sistemi informativi. “Il cammino verso il federalismo degli enti – ha confermato Stanca – coincide con quello, inverso, di un sistema tecnologico nazionale che va alla ricerca dell’unità. E’ necessario assicurare un coordinamento dell’It nazionale. E il punto di partenza può essere quello del portale nazionale della Pa italiana, che è in cantiere e partirà a giugno”, realizzato da Finsiel.

Il ministro, poi, ha chiuso con una lode al personale della Pa: “è quello, oggi in Italia, con il più alto grado di formazione scolastica. Va solo innescato con la formazione informatica”. Fra gli obiettivi che si è posto il neo-ministero dell’Innovazione, quindi, c’è anche l’alfabetizzazione certificata di tutto il comparto pubblico. Il dato di interesse è che Stanca vorrebbe arrivare al risultato avvalendosi, almeno per un terzo del lavoro, di tecniche di e-learning.
Il punto di arrivo dell’e-government, la e-democracy, che mette qualsiasi cittadino in grado di interagire telematicamente con lo Stato, passa quindi per la formazione del personale, la creazione di una rete unica nazionale e l’efficienza delle strutture per il cittadino. In tutto questo, il ruolo del governo dovrebbe essere solamente quello di garante della gestione. Ma non facciamoci troppe illusioni a breve: si tratta di un lavoro lungo.

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