Le fasi del progetto

«La traduzione in cinese del nostro Erp, che è costato otto mesi di lavoro – ci spiega Giancalo Fabbri, responsabile del progetto in Esa – da un lato è stato semplice, perché non era la prima volta che lo traducevamo, per cui aveva …

«La traduzione in cinese del nostro Erp, che è costato otto mesi di lavoro – ci spiega Giancalo Fabbri, responsabile del progetto in Esa – da un lato è stato semplice, perché non era la prima volta che lo traducevamo, per cui aveva già tutta l’intelaiatura per la traduzione. Dall’altra parte è stato complesso perché era il primo linguaggio di tipo orientale che affrontavamo: infatti con gli ideogrammi ci troviamo davanti al problema di caratteri che non occupano più un byte ma due». Questo, come sottolinea Fabbri, cambia concettualmente tutte le strutture di base dell’applicativo. Ibm, in questo progetto, ha dato un valido aiuto in quanto la sua esperienza in merito, ha consentito ai tecnici di Esa di evitare degli errori. «La traduzione, non è stata semplice, perché, per esempio, in cinese non esiste il concetto di abbreviazione, che noi usiamo anche per indicare unità di misura – osserva Fabbri -. Tutto questo ha richiesto di reimpostare completamente alcune stampe e videate per rendere il tutto comprensibile. Il risultato ottenuto è stato però apprezzato a livello locale: in questa prima fase abbiamo fatto un’installazione mista, per cui oggi per la stessa applicazione viene usato sia l’inglese che il cinese, in modo da aiutare soprattutto i tecnici stranieri che sono andati localmente ad avviare la produzione con i colleghi cinesi, e per avere anche la possibiltà di affinare certi termini "gergali" legati alla produzione, che non sono stati completamente centrati nella traduzione».

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