L’e-commerce italiano torna a crescere a doppia cifra

Nel 2010 il settore raggiungerà quota 6,8 miliardi di euro. Ma il numero dei web shopper resta ancora troppo basso

L’e-commerce italiano nel 2010 riprende a crescere ma continua a trascinarsi i difetti strutturali che ne hanno sinora limitato le potenzialità. È quanto evidenzia l’ultima ricerca dell’Osservatorio eCommerce B2c School of Management del Politecnico di Milano – Netcomm. Dopo un 2009 caratterizzato da una crescita quasi zero per il commercio elettronico italiano, inteso come la vendita di prodotti e servizi da siti nazionali (con almeno una filiale in Italia), il 2010 dovrebbe chiudersi con un incremento del 14%, per un giro d’affari di circa 6,6 miliardi di euro. La vendita di prodotti procede a un tasso più sostenuto di quello dei servizi (+22% contro +15%) ma nel nostro Paese, caso unico in Occidente, questi ultimi continuano a rappresentare oltre i due terzi del mercato.

Turismo sempre leader
Il turismo (vendita di biglietti e prenotazioni alberghi) rappresenta infatti sempre la maggioranza assoluta del fatturato del commercio elettronico nazionale. Seguono l’informatica ed elettronica di consumo con il 10%, le assicurazioni con il 9%, l’abbigliamento con il 7%, l’editoria musica ed audiovisivi con il 3% e il grocery con l’1%. Il restante 18% è costituito da tutti gli altri comparti, tra cui si distinguono per importanza eBay, le ricariche telefoniche (quasi il 5% delle vendite online) e il ticketing per eventi (2% circa). Per quanto riguarda i tassi di crescita dei singoli comparti, anche nel 2010 è l’abbigliamento (capitanato da un player di importanza planetaria come Yoox.com) a mostrare l’incremento più elevato, con un 43% di crescita rispetto al 2009. Tutti gli altri settori hanno registrato aumenti compresi tra l’11 e il 19%: +19% per il grocery, +18% per le assicurazioni, +15% per il Turismo, +14% per l’editoria, musica ed audiovisivi e +11% per l’Informatica ed elettronica di consumo. Anche l’insieme dei comparti merceologici inclusi nell’aggregato “Altro” (ad esempio il made in Italy, le ricariche telefoniche, il ticketing) cresce con un interessante +10%.

Poco e-commerce negli alimentari
Ma più che ai tassi di sviluppo, elevati anche in quei settori in cui le vendite online in realtà valgono ancora poco, occorre guardare al peso dell’e-commerce nel fatturato complessivo: il turismo ricava il 12,5% del suo giro d’affari dal canale on line, percentuale non lontanissima dalle medie dei paesi occidentali. Più preoccupante invece la penetrazione del Web nell’informatica ed elettronica di consumo (3%) se paragonata ai numeri degli Usa (38%) o del resto d’Europa (33%). La differenza è ancora più marcata se ci si sofferma sulle categorie che rappresentano la fetta più consistente della spesa delle famiglie, come alimentari (appena 0,07%) e abbigliamento.
 
Gdo ancora diffidente
La ragione principale di questa differenza, secondo il Politecnico, risiede nella sostanziale assenza online in Italia di alcuni ambiti merceologici come il grocery, i prodotti per la casa, l’arredamento, il fai da te e così via, ambiti che invece all’estero sono presenti con una competitiva offerta. La Gdo italiana, insomma, è ancora ultradiffidente nei confronti del commercio elettronico: su 150 retailer analizzati dall’Osservatorio, soltanto 9 hanno una presenza organizzata in questo canale. Buona parte della crescita del grocery del 2010, inoltre, sarà determinata dalle iniziative di un singolo player (Esselunga). «Per le aziende tradizionali non è facile realizzare siti di e-commerce ben fatti e funzionanti – ha spiegato Michele Raballo di Accenture -. Servono competenze specifiche non semplici da reperire e investimenti molto consistenti. Soprattutto in un paese come l’Italia quest’ultimo aspetto non è affatto trascurabile». Il mondo dell’e-commerce tricolore, inoltre, almeno dal punto di vista dell’offerta, appare già estremamente consolidato: i 20 principali attori assorbono il 73% del mercato e questo può scoraggiare non poco l’ingresso di nuovi operatori, anche in comparti relativamente “vergini”.

Il futuro è nel mobile
Dal punto di vista della domanda, invece, è chiaro come ci sia ancora molto spazio di crescita: nonostante i tassi di utilizzo di Internet in Italia non si discostino particolarmente dalla media occidentale, gli shopper restano infatti una minoranza. Soltanto poco più del 12% degli italiani (circa 8 milioni) utilizza questo canale, un numero ancora decisamente inferiore rispetto ai 28, 20, 34 milioni rispettivamente di Regno Unito, Francia e Germania. Il perché di questo scarto rimane sostanzialmente un mistero, ed è probabilmente un mix di cause sociali e culturali. In positivo c’è da considerare che la spesa media annua dell’acquirente italiano è invece allineata a quella dei consumatori online francesi e tedeschi, con valori compresi tra gli 800 ed i 900 euro. Per migliorare i numeri dell’e-commerce italiano il Politecnico punta molto sul M-commerce, ovvero il commercio elettronico attraverso i cellulari e le relative applicazioni. Il fenomeno allo stato attuale è in realtà assolutamente marginale (pari allo 0,2% del fatturato totale dell’e-commerce), ma in futuro ci si attende una buona crescita di questo canale digitale di vendita, considerata la rapida diffusione in Italia degli smartphone di ultima generazione, delle tariffe flat di navigazione da cellulare e del numero degli utenti, che oggi sono in Italia oltre 11 milioni.

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