L’e-commerce americano scopre la recessione

Per la prima volta dalla propria creazione, alla fine del 1999, l’indicatore del dipartimento del Commercio Usa sulle vendite al dettaglio via Internet mostra un segno negativo. La discesa si può spiegare con la sparizione di molte dotcom, ma ci sono altri motivi.

Cala del 20% l’e-commerce negli Stati Uniti. È quanto emerge dall’indicatore più affidabile (realizzato su un campione di 12mila commercianti off e online sui 2 milioni che operano Oltreoceano) per misurare il volume d’affari del commercio elettronico nel Paese. Secondo il locale dipartimento del Commercio, le vendite al dettaglio di e-commerce hanno raggiunto i 6,994 miliardi di dollari per il primo trimestre dl 2001, con un ribasso del 19,3% rispetto agli 8,672 miliardi del quarto trimestre del 2000. La caduta degli acquisti sui siti americani assume un aspetto ancor più vistoso, se si rapporta alla crescita del 35,6% fra il terzo e il quarto trimestre dell’anno scorso. Inoltre, si tratta di una frenata di maggiore entità rispetto quella registrata nelle vendite al dettaglio complessive negli Usa (meno 10,6%). Peraltro, il commercio elettronico pesa appena per lo 0,9% sui 765 miliardi di dollari di “venduto” complessivo del primo trimestre negli Usa. Quindi, i consumatori sembrano solamente essere tornati alle fonti di approvvigionamento tradizionali, togliendo un po’ di fiducia ai nuovi venuti online.
Si potrebbe far risalire la causa del tracollo alla sparizione di molte dotcom, vittime della recessione, ma il fenomeno da solo non basta a spiegare tutto. In effetti, aziende come Barnes&Noble ed eBay sono addirittura cresciute (rispettivamente del 4,2 e del 15%) e altre, come Aol, sono calate di poco (meno 2,7%), rispetto al trimestre precedente. La qualità del servizio ai clienti figura tra i principali argomenti avanzati per spiegare la flessione. Secondo una ricerca di Mmxi, il tasso di e-mail inviate da clienti che non ha ottenuto risposta è aumentato dal 18% nel 2000 all’attuale 22%.
Per alleviare i toni cupi, possiamo però notare come la cifra complessiva del venduto sia stata la seconda di sempre per il segmento dopo quella del trimestre precedente e superiore del 33,5% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Inoltre, l’indicatore del dipartimento del Commercio non tiene conto della vendita di beni immateriali, come viaggi, blglietti, servizi finanziari o aste. Secondo uno studio appena pubblicato da Forrester Research, le vendite realizzate via Internet (materiali e immateriali) negli Stati Uniti e in Canada, avrebbero raggiunto i 4,3 miliardi di dollari in aprile, contro i 3,5 miliardi di marzo. Dunque, tutto non è perduto.

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