L’astrazione sale in passerella

Maggiori performance, consolidamento, virtualizzazione e scalabilità. Queste le esigenze It del Gruppo Gilmar (400 dipendenti e un fatturato di 105 milioni di euro nel 2007), che opera dal 1962 nel settore dell’abbigliamento giovane di alta gamma, con …

Maggiori performance, consolidamento, virtualizzazione e scalabilità. Queste le esigenze It del Gruppo Gilmar (400 dipendenti e un fatturato di 105 milioni di euro nel 2007), che opera dal 1962 nel settore dell’abbigliamento giovane di alta gamma, con marchi noti come Iceberg, Frankie Morello, Ice Ice Iceberg e Gerani. «Venivamo da un’esperienza incentrata su sistemi Ibm 36 e 38 e As/400 – spiega Riccardo Verni, responsabile sistemi informativi del gruppo -. Poi, negli anni 90, abbiamo introdotti i primi personal computer e successivamente i server su piattaforma Windows. Nel 2002 abbiamo sentito l’esigenza di centralizzare il backup e la scelta è ricaduta sull’applicazione Tivoli e su una libreria a nastro Ultrium Lto1 di Ibm. Man mano che l’azienda cresceva, aumentavano anche le nostre necessità di storage. Così, nel 2006, abbiamo iniziato a cercare il sistema di storage a disco adatto alle esigenze contingenti e future. Volevamo creare un sistema scalabile che supportasse diversi tipi di dischi, in funzione delle prestazioni richieste, ma ci siamo scontrati con offerte di mercato troppo onerose. Quasi tutte le San, infatti, erano basate su dischi collegati in fibra molto costosi». Dopo una selezione, l’azienda si è affidata al system integrator Gruppo Sistema con l’offerta FibreCat Sx80 di Fujitsu Siemens Computers (Fsc). «Siamo partiti – continua Verni -, con l’idea di spostare il backup su disco facendo la seconda copia su nastro. Questo sistema ci consentiva l’archiviazione su supporti a basso costo Serial Ata migliorando le prestazioni». L’acquisto dello storage con dischi Sata, alla fine del 2006, ha segnato la fase iniziale del progetto. «Fsc ci ha fornito il supporto di due risorse – prosegue -, un analista e una figura più operativa. In azienda, invece, dell’iniziativa si è occupato Giovanni Lisi, in qualità di sistemista e capoprogetto». Nei primi mesi del 2007 Gilmar ha deciso, poi, di migrare parte delle macchine del centro dati ai server blade, con la condivisione delle risorse relative. «Siamo partiti – spiega Verni -, con un sistema a due lame Primergy Bx 620 S3 di Fsc che ci ha permesso di ottimizzare la capacità elaborativa con poca spesa, anche grazie al software di Vmware». L’idea di implementare l’astrazione su larga scala ha portato il manager ad aggiungere altre tre schede al sistema, una delle quali dedicata al motore di backup. «Questo accorgimento – evidenzia – ci ha permesso di avere un sistema con hardware omogeneo e, quindi, più facile da gestire». L’ultima fase del progetto è coincisa con il rinnovamento della vecchia libreria Lto, sostituita da una di ultima generazione. Si tratta di una soluzione Quantum Ultrium 4 di Fujitsu Siemens Computers, collegata in fibra ottica alla San. «Il backup si muove, ora, all’interno di un sistema unico ad alte prestazioni – dice il manager -. Basti pensare che, per quella che è la nostra esperienza quotidiana, il salvataggio avviene con una velocità 10 volte superiore a quella della soluzione utilizzata in precedenza». Grazie all’introduzione dei dischi, inoltre, il restore di una macchina non è più un lavoro impegnativo e difficile: «Con il supporto Lto1 – puntualizza -, ci volevano ore di attesa, mentre adesso l’operazione è di alcuni minuti». Ma l’iniziativa non si esaurisce e, nelle evoluzioni future del progetto, la società prevede l’espansione della Ram per tutte le macchine. «Vogliamo aumentare il rendimento dei sistemi – conclude Verni – e inserire nel pool di risorse altri server. Ne abbiamo una trentina, tutti virtualizzati su quattro lame. Prevediamo, inoltre, di potenziare lo storage con l’acquisto di un altro sistema Sx80, per ottimizzare lo sfruttamento dello spazio su disco. Un sottosistema servirà, quindi, per il backup e i contenuti a basso tasso di accesso e l’altro per la produzione, con l’utilizzo di dischi più perforanti. Sui blade, infine, possiamo ancora crescere. Siamo arrivati a coprire cinque slot e ce ne rimangono altrettanti disponibili».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome