L’Asia morde il mercato mondiale dell’Ict

Al Cebit 2006 cresce il numero di espositori dai più importanti Paesi dell’area asiatica del Pacifico. La stessa dalla quale gli analisti si attendono la crescita It più dinamica

Gennaio 2006, La Cina e le zone limitrofe stanno invadendo anche il Cebit di Hannover.
Per l’edizione 2006 della manifestazione tedesca, infatti, Taiwan si classifica
in testa per numero di espositori con 766 aziende, seguita da Cina e Corea
del Sud, rispettivamente con 389 e 211 iscritti, contro i 209 e i 197
di Stati Uniti e Gran Bretagna, rispettivamente al quarto e quinto posto.
In sesta posizione Hong Kong, con 168 presenze. «Sono dati che
fanno effetto
– ammette Jorg Schomburg, managing
director degli eventi Cebit nel mondo – soprattutto se pensiamo che
nel 1980 gli espositori asiatici erano solamente 20, e ben 19 di questi
provenivano dal Giappone: quest’anno saranno in totale 1.700»
.
Mai come quest’anno l’imminente fiera tedesca, che si terrà dal
9 al 15 marzo, funziona da cartina di tornasole per quanto riguarda la
crescita dell’incidenza asiatica nel mercato Ict.

Secondo stime Eito, il mercato informatico nel 2006 crescerà
in Europa del 2,6%, valore di poco inferiore a quello registrato l’anno
scorso, e di un punto percentuale sotto il valore previsto per la crescita
del mercato Usa. Ma sarà proprio il resto del mondo a segnare la
crescita più dinamica in assoluto con un +7 per cento. Ciò
grazie soprattutto alle economie di Cina, Taiwan, Hong Kong e India: solo
per quanto pertiene la Cina, con l’attuale piano quinquennale il Governo
del Paese ha destinato 500 miliardi di dollari americani per lo sviluppo
dell’industria Ict. «Su un totale di 6.350 iscritti – continua
Schomburg – provenienti da 71 diversi Paesi. Di questi, più del
52% sono espositori esteri, ed è interessante notare che nella
lista delle Country col maggior numero di presenze, quattro tra le prime
sei nazioni appartengono alla regione asiatica del Pacifico»
.


Ma non sono solo le aziende a confluire al Cebit, cresce in parallelo
l’interesse degli addetti ai lavori: nel 2005 dei 128mila visitatori internazionali,
ben 32mila erano asiatici, oltre un quarto del totale (e più della
metà dei restanti proveniva dalla sola Unione europea). Se è
vero che per gli analisti la Cina potrebbe diventare entro breve il terzo
mercato Ict per importanza nel mondo, e alcuni pensano possa addirittura
arrivare a lungo termine a piazzarsi al primo posto, Schomburg riflette
sulla natura di tale mercato e individua due tendenze possibili per l’area
asiatica: «Quest’anno i quasi 800 espositori da Taiwan sono
per lo più Oem, tutti si limitano a produrre singole componenti
che rivendono poi ad altri. Ma tra quattro o cinque anni il numero di
espositori di Taiwan diminuirà in favore di quelli cinesi, dove
la componentistica è sempre più prodotta, mentre Taiwan
non ha pensato a sviluppare in parallelo un’industria del software e dei
servizi.

Un altro possibile panorama futuro da cui guardarsi riguarda
l’India: le aziende informatiche indiane sono specializzate nel software,
ma restano deboli e caotiche per quanto riguarda la produzione hardware.
Versante sul quale è invece efficientissima la Cina, che si sta
trasformando sempre più in un posto di outsourcing per altri colossi
mondiali dell’Ict. Il pericolo è allora che in futuro si crei un’alleanza
strategica tra questi due Paesi, uno specializzato nella fornitura di
software, l’altro fortissimo nella produzione».

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