L’AgCom racconta l’Italia di Internet

Dalla relazione di Corrado Calabrò il quadro di un’Italia che in sette anni ha cambiato pelle. Nessuna delibera su copyright e Web finché il Governo non avrà adottato la norma interpretativa.

È una Italia completamente mutata quella che Corrado Calabrò, presidente dell’AgCom, racconta nella sua relazione di fine mandato presentata questa mattina.
E il merito di questo cambiamento, Calabrò lo sottolinea fin dalla sua prolusione, è di Internet e dei social media.
”In un settennio internet ha cambiato la faccia e la mentalità del
mondo dei media4: ha dematerializzato servizi e prodotti e ha
cambiato la fruizione stessa dello spazio e del tempo”
si legge nella relazione, con una chiosa importante, soprattutto se si pensa ai temi dell’Agenda Digitale e ai mille tavoli aperti sui temi dell’innovazione: ”Internet è un cambio di paradigma nella produzione di beni, servizi,cultura e del vivere civile; se lo si considera “solo” come nuova tecnologia se ne perde la portata deflagrante e rivoluzionaria”.

Con questa premessa, ben si capisce come mai ampio spazio Calabrò abbia dedicato proprio al mondo delle telecomunicazioni in generale e alla banda larga in particolare.
Nei sette anni del suo mandato, Calabrò ha assistito non solo al sorpasso delle comunicazioni mobili sulle fisse, ma, in un segmento che vale oggi il 2,7% del Pil, ha registrato la duplicazione delle connessioni fisse a banda larga, mentre è cresciuto di sedici volte in numero di utenti che accedono a internet in mobilità.
Tra le delibere più significative del suo mandato, Calabrò ricorda la portabilità del numero e sottolinea come negli ultimi 12 mesi in Italia vi sia stati 9 milioni di cambi di operatore.
L’effervescenza del comparto ha ricadute positive sull’occupazione, grazie al sempre più marcato regime di concorrenza: oggi nel mobile nessun operatore possiede una quota superiore al 35%, mentre nel fisso la quota di Telecom Italia sulla banda larga è ormai scesa al 53%.

Non solo.
Calabrò sottolinea la dinamica antiinflattiva del comparto Tlc, ”il solo settore regolamentato in cui i prezzi siano in costante riduzione, in vistoso contrasto con i forti aumenti di energia, acqua, trasporti”.
AgCom sottolinea la bontà dei provvedimenti sulla terminazione mobile, le azioni a favore dell’ingresso degli operatori virtuali e, soprattutto, Nemesys, l’iniziativa per la verifica della qualità dell’accesso ad internet a banda larga.
Ancor di più, e particolarmente attuale, è importante l’azione per le reti di nuova generazione e l’impostazione che mira a ridefinire il ruolo dell’incumbent e quello degli operatori alternativi.
In quest’ottica si inserisce Open Access, l’iniziativa attraverso la quale ” è stata attuata la separazione organica della gestione della rete di accesso da quella di commercializzazione dei servizi di Telecom, assicurando strutturalmente condizioni di effettiva parità di trattamento tra Telecom e gli altri operatori”.

Nondimeno il Paese, che da un lato continua a mostrare una forte propensione alla teledipendenza (“ l’informazione più influente è ancora quella fornita dalla televisione”), risulta ancora sotto la media UE ”per diffusione della banda larga fissa, per numero di famiglie connesse a internet e a internet veloce, per gli acquisti e per il commercio on line”.

Positivo, in una prospettiva di sviluppo, è stato l’esito dell’asta per le frequenze per le reti di quarta generazione, fondamentale per gli operatori che intendono dotarsi di un maggior numero di frequenze per la telefonia mobile.
Nondimeno, secondo Calabrò, ”il problema delle reti di nuova generazione, anche per la rete fissa, non è più rinviabile”.
Per questo il manager auspica un aggiornamento delle regole europee, sotto le spinta della necessità di realizzare le reti di cui la comunicazione ha bisogno.
Nuove regole che devono tenere conto del mutato assetto di una filiera nella quale da un lato gli operatori investono, dall’altro altri attori over-the-top di fatto partecipano alla ripartizione dei ricavi complessivi.

Proprio gli over-the-top rappresentano l’elemento nuovo della filiera.
Su questo aspetto Calabrò richiama al suo ruolo l’Unione Europea: ”Dopo aver disintermediato il ruolo dei fornitori di accesso su rete fissa, i fornitori di servizi
stanno disintermediando anche le reti mobili (che rischiano di diventare una commodity). La loro azione ha un’estensione globale, che travalica le strategie regolatorie dei singoli Paesi interessati. Si sta delineando uno scenario in cui il flusso dei ricavi, dei volumi di traffico e degli investimenti sono tra loro scollegati. E’ tempo che l’Unione europea focalizzi la propria attenzione su questo sconvolgente fenomeno”.

Il futuro prospettato da Calabrò assegna un ruolo determinante a Internet: i nuovi servizi e l’Internet delle cose avranno bisogno di banda larga e ultra larga.
Ci sono poi gli impegni imposti dall’Agenda Digitale Europea e dalle scadenze del 2013 e del 2020, per non parlare poi del ritardo accumulato dal nostro Paese rispetto ai suoi omologhi nell’Unione: se la Internet economy italiana vale il 2 per cento del Pil, il Regno Unito è già attestato al 7,2%.
E qui Calabrò cita il Commissario Europeo Neelie Kroes, che solo poche settimane fa a Roma aveva sottolineato come il ritardo nello sviluppo della banda larga costi al Paese tra l’1e l’1,5% del Pil.
Per questo il manager pensa a un sistema virtuoso nel quale lo sviluppo di servizi e quello delle infrastrutture, la disponibilità di applicazioni e il loro reale utilizzo, nonché il percorso di alfabetizzazione digitale della popolazione procedano in modo concomitante, ”fertilizzandosi” a vicenda.

Calabrò lamenta l’assenza di intervento da parte della Cassa Depositi e Prestiti, sostituita, nello slancio attivo, da fondi privati, Amministrazioni pubbliche e operatori ”che segnano dei passi avanti sul terreno delle realizzazioni
Concrete”
.

Un nota importante, che sicuramente meriterà ulteriori approfondimenti nelle prossime ore, spetta alla discusse norme su copyright e Web.
Calabrò ha escluso una delibera dell’AgCom in materia, almeno fino a quanto dal Governo non sarà adottata la norma interpretativa.
”L’intesa – ha precisato il presidente – era però che il Governo avrebbe adottato una norma di interpretazione autentica che rendesse leggibili per tutti le norme primarie che inquadrano la nostra competenza. E’ vero che una
tale norma non è indispensabile, ma sarebbe certamente utile in
una materia, qual è quella in questione, nella quale, per la sua
sensibilità, è auspicabile la massima chiarezza. Finché il Governo
non adotterà questa norma, noi – almeno in questa Consiliatura –
non ci sentiremo tenuti alla deliberazione del regolamento”
.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome