La voce dell’imprenditoria locale si fa sentire a Corbetta

Prove tecniche di comunicazione fra le aziende dell’area Sud-Ovest del milanese, Pal, università e Banca Popolare di Milano nel tavolo di confronto messo a punto dal Comune di Corbetta, Gruppo 24Ore e Athenes Ict Strategy.

Confrontarsi sulla crisi parlando due lingue completamente diverse.
È accaduto a Corbetta, florido comune della provincia di Milano, dove accolto dall’amministrazione locale e da una serie di comuni limitrofi, il tavolo interattivo promosso dal Gruppo 24Ore, in collaborazione con Athenes Ict Strategy, ha messo a confronto imprenditori locali, Pal, università e sistema bancario.

Com’era prevedibile, ne è venuta fuori una “miscela esplosiva”, dove gli spunti di riflessione non sono mancati. Rivolta alle realtà imprenditoriali del territorio, l’iniziativa opportunamente sottotitolata “The day before: riavviare l’impresa dopo la crisi”, ha cercato il confronto diretto fra chi suggerisce le innovazioni tecnologiche come leva competitiva e chi si trova ogni giorno a combattere contro riduzione di fatturato, indebitamento, disoccupazione e ricorso ad ammortizzatori sociali o a strumenti di finanza innovativa.

«Un panorama – come ha sottolineato nel suo intervento Carlo Moretti, della direzione commerciale di Impresa24, soluzione gestionale del Gruppo 24 Ore dedicata alle Pmi – che dopo lo tsunami finanziario partito dagli Stati Uniti nel 2007, non poteva che ripercuotersi anche sul resto del mondo». E poco consola gli astanti il poter puntare il dito «verso una politica sconsiderata del debito, che ha radici antiche Oltreoceano», o individuare «in autorità monetarie, revisori ed esperti contabili, che avrebbero dovuto vigilare sull’uso improprio degli strumenti derivati,» i responsabili di una crisi che ormai coinvolge anche i consumi. Il vero cruccio degli imprenditori ospiti di Ugo Parini, sindaco del comune di Corbetta, è avere a che fare con interlocutori della Pubblica amministrazione «che, invece di guardare agli alti standard qualitativi e di sicurezza con cui viene realizzata la nostra produzione, prestano attenzione al prezzo», mentre metter mano alla sofferenza dei crediti «significa fare in modo che i pagamenti di beni e servizi non superino i 30 giorni per la Pa e i 60 per i privati».

A sostenerlo sono, rispettivamente, Silvana Talpo di Methos, realtà di Abbiategrasso che opera da vent’anni nel settore degli impianti di distribuzione dei gas medicali, e Nicola Binaghi, terza generazione dell’azienda di famiglia Sabiana. Proprio il referente di quest’ultima realtà di Corbetta, attiva da 80 anni nella progettazione, produzione e vendita di prodotti per il riscaldamento e il condizionamento dell’aria, che dà lavoro a circa 180 persone e ha visto gli 80 milioni di euro di fatturato del 2008 crollare a quota 61 milioni un anno dopo, non manca di sottolineare «che è ora di finirla con un costo del personale totalmente a carico delle aziende e una politica sindacale garantista che non permette alle nostre realtà imprenditoriali di mandare a casa chi non lavora per poter essere competitivi rispetto al resto del mercato».

Chiamato in causa per la parte che gli compete, Guido Costa, responsabile del settore finanziario del comune di Corbetta, si difende ricordando «che con pagamenti che non superano una media di 24 giorni, dalla quale anche i comuni limitrofi non si discostano», la sua amministrazione «non ha problemi ad allocare la liquidità». Un panorama che, però, non trova pari in buona parte del resto d’Italia e che Costa suggerisce essere merito anche degli oculati investimenti in strumenti Ict messi a punto dall’amministrazione del proprio comune. Un quadro che ben si sposa con il sollecito del già citato Moretti che, evidenziato uno scenario del tutto nostrano, dove il modello imprenditoriale è composto in prevalenza da Pmi impegnate nel manifatturiero, di proprietà generalmente familiare e caratterizzate da un forte accento imprenditoriale, «la vera leva per emergere dovrebbe escludere a priori il costo come leva strategica».

A scendere ulteriormente nel dettaglio strategico è, però, Massimo Memmola, intervenuto al tavolo di confronto in qualità di docente di programmazione e controllo ed economia aziendale dell’Università Cattolica di Milano. Lo stesso che ribadisce come oltre l’80% delle imprese italiane la proprietà o la maggioranza del capitale sociale sia di impronta familiare. «Create per lo più fra gli anni ’50 e ’60 – ribadisce Memmola -, quelle che compongono il nostro tessuto imprenditoriale sono aziende con un’età media di circa 40 anni guidate da imprenditori fra i 50 e i 70 anni che, dotati di un approccio basato su una forte conoscenza del mercato e dell’azienda, sono portatori di un approccio previsionale day by day che oggi non può più funzionare». La competizione si è estesa ad aziende, che non sono più locali e le pretese da parte dei clienti non riflettono più quelle di una volta.

Ed ecco allora entrare in campo, almeno nella visione accademico-manageriale, un approccio orientato al fare «dove chi guida l’azienda – sostiene ancora Memmola – è chiamato a sviluppare logiche di business triennali in un esercizio che deve essere condiviso con chi lavora in azienda». Così, se in questa vision il controllo di direzione deve andare ben oltre i soli strumenti di contabilità analitica «al fine di suggerire al management quali strade intraprendere per raggiungere i propri obiettivi di business», ciò che davvero manca «è una visione delle strategie condivisa e l’adozione di strumenti che consentano di valutare le performance e capire da dove arrivano i risultati economici». Strumenti che per Luca Sala, amministratore delegato di Athenes Ict Strategy, si chiamano certificazioni Iso, gestionali Erp e strumenti d’Information technology per il governo e il controllo aziendale applicabili – ça va san dire – anche con l’ausilio di realtà come quella da lui rappresentata, che ha come focus la consulenza alle Pmi per quanto concerne ottimizzazione dei processi, scelta degli strumenti tecnologici e acquisizione delle competenze.

Ma per una Silvana Talpo, che sollecitata su questo punto, sottolinea l’indubbio vantaggio competitivo derivante dall’ammodernamento degli strumenti di misurazione delle performance, resta un’imprenditrice che, sostenuta dal consenso della platea torna spostare l’attenzione sui problemi derivanti «da una fiscalità – si legga Irap – ancora troppo alta per le imprese e di un sistema bancario che ha contribuito a rendere critico lo sviluppo di una serie di realtà produttive». Se a tutto questo si aggiunge l’intervento dal pubblico di Renzo Bassetto, amministratore unico, Ceo e presidente di A.P.Systems di Magenta, il quadro è completo e mette in luce lo sconforto «di chi investe 1,5 milioni di euro per fare innovazione in ambito Ict e si ritrova a competere con la burocrazia di un Paese come il nostro, dove tempi per ottenere un brevetto durano anche 4 anni». E a chi parla di certificazioni Iso 9000, Giuseppe Tavani, direttore generale di Fast Assembler di Bareggio, ironizza, sempre dalla platea, «che con una domanda inevasa per reperire 4.000 progettisti tecnici, la formazione ai manager andrebbe fatta fin dalla scuola materna, visto che nessuno dei giovani laureati che approda in azienda ne conosce i processi».

E gli istituti di credito? Fra tutti quelli interpellati per l’occasione, sarà bene premetterlo, solo la Banca Popolare di Milano ha mandato Antonio Ilgrande a confrontarsi sulle opportunità del credito agevolato in qualità di capo area territoriale commerciale Italia Nord/Ovest “H”. Ma il dente è avvelenato e parlare di «intensificare le relazioni fra banca e aziende del territorio» è utile ma non basta, anche se Ilgrande sottolinea come «sono ancora molti gli imprenditori che non conoscono gli strumenti di finanza agevolata promossi dalle autorità politiche sotto forme di garanzie e riduzioni del costo dei finanziamenti erogatei alle categorie produttive del nostro Paese». A fungere da ostacolo, ancora una volta, sono le valutazioni al credito imposte da Basilea2 «che ci costringono ad analizzare dati oggettivi come il bilancio piuttosto che business plan e valutazioni qualitative che, molto spesso, gli imprenditori tentano di portare all’attenzione».

Intanto, è l’ennesima nota stonata, il risultato è che aziende come Methos che producono esclusivamente per la Pubblica amministrazione si trovano da anni nella condizione di dover far da banca ai propri clienti. «Ma la mia – ricorda Silvana Talpo – è un’azienda metalmeccanica. Non posso fare anche da erogatore del credito». Così, per chi come Ermenegildo Colombo, amministratore delegato di Colgar, realtà di S.Pietro all’Olmo specializzata nella costruzione di macchine utensili, paventa lo spauracchio della concorrenza con gli occhi a mandorla, è Carlo Moretti di Impresa24 a ricordare che «la Cina, come la Russia e il Brasile, è un’economia emergente perché è priva di strutture sociali e, dopo la crisi che ha investito tutto il mondo, si è ritrovata per la prima volta con un export negativo, senza contare i danni derivanti dal perseguire una politica che non ha alcun rispetto dell’ambiente e del lavoro minorile».

Resta allora un auspicio ed è quello lanciato da Guido Costa, intento a promuovere strategie di ampio respiro come quelle portate avanti da comuni virtuosi come quello di Corbetta che, non solo cerca di «fare squadra con le vicine amministrazioni al di là del loro colore politico, ma implementa soluzioni Ict al fine di migliorare i propri processi gestionali interni promuovendo, al contempo, iniziative come la Fiera dello sviluppo economico ecosostenibile del territorio e l’efficienza energetica, giunta ormai alla sua ottava edizione».

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