Applicazioni sicure, veloci e disponibili. È questo ciò che si propone F5 Networks, azienda che deve il proprio successo alle soluzioni di load balancing Big-IP, ovvero i dispositivi che indirizzano il traffico Internet in ingresso verso …
Applicazioni sicure, veloci e disponibili. È questo ciò che si propone F5 Networks, azienda che deve il proprio successo alle soluzioni di load balancing Big-IP, ovvero i dispositivi che indirizzano il traffico Internet in ingresso verso il server più scarico. Dal 1996, anno di fondazione, a oggi, F5 ha ampliato il proprio raggio dazione, passando alla gestione delle applicazioni e, recentemente, integrando la sicurezza. Arrivarono così sul mercato prodotti che analizzano i dati e dirigono il flusso delle applicazioni critiche alla risorsa corretta, basandosi su opportune policy. Queste funzionalità, tuttavia, si applicavano al solo traffico Http. Nacquero così prodotti in grado di estendere le analisi anche ad altri protocolli. «Un anno fa abbiamo rivoluzionato larchitettura dei prodotti – spiega Satya Vardharajan, product manager di F5 – creando un framework unico e un nuovo sistema operativo, TMOS, su cui inserire facilmente le nuove funzionalità». Nella visione della società, per far funzionare bene le applicazioni è necessario considerare in modo olistico sicurezza, disponibilità e velocità. Il portafoglio contempla cinque prodotti stand alone: Big-IP, per il traffic management, Link Controller, per i load balancing fra i flussi dei diversi ISP che collegano lazienda, FirePass, per laccelerazione del traffico SSL-VPN, Local Traffic Manager, per le performance delle applicazioni accedute da remoto e Traffic Shield, un application firewall. A questi si aggiungono una serie di moduli per il Big-IP.
La società sta vivendo un momento di forte espansione: lanno fiscale chiuso a settembre ha generato un fatturato di 80,6 milioni di dollari, con una crescita del 64% rispetto allesercizio precedente. In Italia, dove ha aperto un ufficio due anni fa guidato da Manlio Paparelli, la crescita è stata del 120%. «Il brand era già accettato presso i large account – ha commentato Paparelli – soprattutto fra le telco e i gruppi finanziari, ma era poco conosciuto nella small e medium enterprise. Molti clienti iniziano ad apprezzare lintera gamma e le sinergie dei prodotti».