La vision di Cisco, fra transizione e collaborazione

Chambers: la rete è la piattaforma sulla quale costruire nuovi pilastri. E la politica delle acquisizioni è stata premiante.

Honolulu – Due temi stanno particolarmente a cuore a John Chambers, presidente e Ceo di Cisco: transizione e collaborazione. E su questi due temi ha costruito il keynote indirizzato ai partner provenienti da tutto il mondo, riuniti per l’edizione 2008 del Cisco Partner Summit.

Transizione come evoluzione, come nuovi modelli di business ma anche sociali, “perché stiamo parlando di cambiamenti pervasivi, che coinvolgono le aziende, i governi, le istituzioni, le scuole, gli individui”.

“Nella prima fase di Internet – spiega – l’obiettivo era la produttività. Si parlava di Internet enabled productivity, di ordini via Internet, di self service. La seconda fase di Internet, invece, ha molto più a che fare con la collaborazione, con nuovi modelli di acquisizione, vendita, supporto, di servizi che coinvolgono le community. E di nuovi paradigmi”.

Chambers ricorda come dieci anni fa i temi portanti fossero le
connessioni, i servizi voice, la convergenza. Ora dà per acquisito che “the network is the platform” e fissa nuovi pilastri, nei quali la connected life, il visual networking, il quad play, le reti mesh hanno un ruolo chiave. Ricordando, così tra le righe, che la legge di Moore si applica anche alle reti, ormai.

In questo scenario, non si puo’ non rivedere anche i modelli aziendali esistenti. “Dove prima si parlava di uffici vendite, ora si parli di telepresenza; al posto del canale, si concepisca un partner space, con piattaforme per la condivisione e la collaborazione; il Cio non si focalizzi sull’Erp, ma sui nuovi modelli di business per la sua impresa”.

La collaborazione, verso i partner ma anche e soprattutto tra i partner, diventa, per Chambers, la leva fondamentale attraverso la quale è possibile ampliare le proprie aree di competenza, cogliendo opportunità importanti in termini di nuovi business e contratti verso clienti non raggiungibili altrimenti.

Oratore brillante, a chi gli domanda se è preoccupato per i venti di recessione, Chambers risponde: “Lo sarei, se pianificassi le mie strategie anno per anno. Ma preferisco decidere in anticipo, con pianificazioni che guardano a quattro, cinque anni. Questo mi rende più sicuro ed evita le corse a riallineamenti non preventivati”.

Vede prospettive di crescita in tutti i mercati e in tutte i segmenti tecnologici, il manager, che conferma la volontà di perseguire in una strategia di acquisizioni che finora è risultata premiante. Ammette di non aver ancora deciso quando integrare il marchio Linksys in Cisco: “La forza
di questo brand presso i consumer Usa è talmente alta, che qualsiasi transizione dovrà essere portata avanti con estrema gradualità”
.

Non ama domande sui competitor, Chambers e ripete più volte: “I don’t focus on competition, I focus on transition” (Non mi focalizzo sulla concorrenza, ma sulla transizione) e alla collega tedesca che riporta i risultati di una ricerca condotta in Germania, secondo la quale “essere
partner Cisco costa troppo”
risponde divertito: “Costa di più non esserlo”.

Ammette però una cosa, incalzato dalla stessa richiesta proveniente da Italia, Germania e persino dall’Australia: quello small and medium business dovrà, in tempi anche rapidi, focalizzarsi un po’ di più sullo small. L’ecosistema delle piccole e piccolissime imprese comincia a entrare anche nelle sue visioni.

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