La Unified Communication tricolore vale 150 milioni di euro

La stima di Idc che prevede un incremento fino a 270 milioni entro il 2013. Fra i driver di crescita, la sostituzione dei Pbx e l’integrazione di e-mail e videoconferenza.

Per la prima volta dopo tanto tempo si vede un segno “+” nelle analisi di mercato. E la crescita riguarda il mondo delle soluzioni di Unified Communication in Italia che secondo le stime di Idc dovrebbe passare dai 150 milioni di euro nel 2009 ai 270 nel 2013 con una crescita composta del 16%.

Certo, rispetto a un mercato europeo che nel 2009 valeva 2,8 miliardi di euro, la quota del Belpaese è marginale. Ma le stime della società di ricerca fanno ben sperare per una progressiva adozione delle soluzioni di Uc.

I driver di crescita
E sono 3 i principali driver che guideranno la crescita:

  • la progressiva sostituzione degli apparati di networking “solo dati” e i PBX non IP
  • l’integrazione, nelle soluzioni Uc, di applicazioni come videoconferenza ed e-mail (prima venduti e installati separatamente)
  • l’evoluzione di nuove applicazioni per instant messaging o di co-working

Va detto che la fotografia attuale in Italia è piuttosto desolante: nel 2009 erano solo 4.800 le imprese che usavano soluzioni di Uc per una spesa media per azienda di 32.000 euro. Nel 2013, Idc si aspetta che le aziende con Uc passeranno a 42.000 per una spesa media di 7.000 euro. Sono dati interessanti, ma che vanno confrontati con un parco potenziale di 800.000 imprese dotate di centralino.

Le aziende che hanno adottato e adotteranno piattaforme di Uc  – commenta Daniela Rao, Tlc Research Director di Idc – sono e saranno una minoranza rispetto al totale aziende utenti di centralino o di soluzioni di comunicazioni aziendali”.

E qui si assiste a un fenomeno interessante. “Nelle microaziende – continua Rao – si privilegiano applicazioni free o basic usate dai consumatori. E questo fenomeno sta migrando verso le medie, dove, soprattutto in questo periodo, si fa fatica a ragionare in termini di progetti complessivi”.

Semplificando si può dire che le grandi aziende sono state le prime ad adottare le soluzioni Uc, per dare una risposta alle esigenze di comunicazione e collaborazione fra sedi diverse e fra remote worker. A seguire le medie dove l’introduzione delle soluzioni Uc è guidata dalla necessità di “coprire” le esigenze di base di messaging tra personale distribuito in luoghi diversi. Infine le piccole che cominciano a usare le soluzioni Uc principalmente per contenere i costi di comunicazione.

Il processo di adozione
L’approccio di adozione può essere sia top-down che bottom-up. Nel primo caso, si fa un progetto complessivo di rivisitazione delle comunicazioni in azienda (dove “l’avvallo” del Ceo è fondamentale). Nel secondo caso, si parte da attività pilota spesso in ambito voce per poi estendere il progetto alla comunicazione e alla collaborazione.

La segmentazione del mercato

Ma com’è suddiviso il mercato Uc in Italia? Il grosso è ancora appannaggio degli apparati di networking e Pbx che rappresenta il 30% del business. A seguire i servizi professionali e progettuali (23%) e poi le applicazioni di messaging (15%). Ancora lontani (6%) i Managed UC Services.

Nei prossimi anni – spiega Rao – la spesa delle aziende italiana sarà ancora focalizzata sulle componenti infrastrutturali, perché la migrazione verso reti convergenti e Ip Pbx è ancora in fase di sviluppo. Mentre il mercato dei Managed UC Services sarà generato dalle aziende medie e grandi, sensibili all’offerta integrata di servizi VoIP di operatori con data center”.

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