La Ue vuole rafforzare il diritto all’oblio

Secondo Viviane Reding il principio della protezione dei dati personali va rafforzato e soprattutto bisogna tutelare meglio il diritto all’oblio.

Pare definitivamente conclusa la fase in cui di Internet si decantava senza remore la democrazia e la libertà, sottolineando il ruolo d’informazione che la Rete svolgeva disintermediando il rapporto tra i media e gli utenti.

Paradosso vuole che a rompere la retorica piattamente filointernettiana e a spezzare una lancia in direzione di un maggiore e condiviso sistema di garanzie per il Web è l’uomo che attraverso la Rete ha frantumato la mediazione della diplomazia nei rapporti tra stati.

Secondo Julian Assange Internet non è in tutti i casi “una tecnologia che favorisce la libertà d’espressione”. E non è sempre “una tecnologia che tutela i diritti umani”. Piuttosto “può essere sfruttata per mettere in piedi un regime totalitario basato sulla sorveglianza come non si era mai visto prima“.
Il creatore di Wikileaks coglie, in questo senso, il mood globale una nuova iniziativa delle istituzioni europee.

In un discorso a Bruxelles nell’ambito della Privacy platform riunita in vista della revisione della direttiva europea sulla protezione dei dati, il commissario Viviane Reding ha sottolineato come il principio della protezione dei dati personali, già sancito sia dalla carta dei diritti fondamentali che dal Trattato europeo, vada rafforzato implementando l’attuale normativa.

Secondo la Reding bisogna innanzitutto tutelare meglio il diritto all’oblio. La gente deve davvero avere la possibilità di ritirare il proprio consenso al trattamento dei dati che li riguarda.

Secondo aspetto chiave, i cittadini europei “devono essere informati su quali dati vengono raccolti e per quali scopi“. Trasparenza e garanzie che devono essere massimi, soprattutto, per i giovani che più ingenuamente considerano queste tematiche, ad esempio, al momento in cui si registrano ad un social network.

Terzo punto chiave, la privacy deve essere protetta automaticamente e deve coinvolgere innanzi tutto i trattamenti dei dati a latere di quelli per cui si è richiesto il consenso.

Altro punto critico, si vuole che i cittadini europei siano garantiti da questo sistema di protezione della privacy in qualunque caso, indipendentemente dalla zona del mondo in cui i dati sono trattati e a prescindere dalla collocazione geografica del fornitore di servizi e di qualsiasi mezzo tecnico utilizzato per fornire il servizio.

In pratica, si lascia intendere, l’aggiornamento della direttiva sulla privacy dell’Unione europea riguarderà anche le imprese basate fuori dall’Unione europea, ma con clienti europei, Google e Facebook, in testa.

Altro aspetto forte, la Commissione potrà valutare la possibilità di estendere le norme generali di data protection anche all’area di collaborazione tra polizia e autorità giudiziaria in materia penale

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