La ripresa si fa attendere e frena anche la ricerca di figure informatiche

Le inserzioni sul cartaceo, nel 2002, crollano rispetto a un anno prima, mentre l’online non cresce ai ritmi sperati. Reggono gli analisti/programmatori, gli esperti di database, gli sviluppatori, i commerciali e anche i tecnici hardware.

Il 2002 non poteva che finire come era cominciato: mercato in flessione, segnali di ripresa che si fanno attendere, continui sussulti fra speranze e delusioni, timori per un futuro che stenta a riscuotere fiducia e credibilità. L’anno appena trascorso, infatti, ha fugato qualsiasi dubbio sulla reale situazione occupazionale del nostro mercato: dopo anni di forte espansione, seguiti da un breve periodo di stallo, anche l’It ha avuto una fase di forte frenata. Riguardo alle professioni, dalla crisi non si salva pressoché nessuno: né le posizioni storiche, né quelle emergenti, né quelle cosìddette di nicchia, anche perché oramai i margini di manovra e gli spazi di crescita si sono praticamente azzerati. Ci sono, tuttavia, due fasce professionali che più delle altre stanno pagando un tributo molto alto per questa crisi: i giovani in cerca di primo impiego e gli "over 45/50", che, per motivi diversi, si trovano improvvisamente senza lavoro. In realtà, per i primi, i così detti "ammortizzatori" stanno in qualche modo attutendo l’impatto negativo in termini occupazionali: contratti di formazione, collaborazioni, contratti a tempo, lavoro interinale hanno aiutato a mantenere il turnover su livelli accettabili e a sfruttare meglio le potenzialità offerte dal primo impiego. A queste facilitazioni, va aggiunto il fatto che i giovani sono più "flessibili" e si adattano con maggiore facilità sia ai continui cambiamenti, che alle difficoltà logistiche, legate al posto di lavoro.


Le cose sono, invece, molto più complicate per coloro che hanno già raggiunto una certa età. Per queste persone ai problemi di carattere sociale ed economico legati alla quotidiana sopravvivenza, si sommano altri fattori, che complicano la ricerca di un nuovo impiego: l’età (per le aziende equivale a un maggior costo); la scarsa propensione al cambiamento (paura di mettersi in discussione e perdere l’esperienza già acquisita); la necessità di non "tornare indietro", per non giocarsi la carriera (difficile a una certa età ricominciare da capo). Fino a qualche tempo fa c’era la libera professione, chiamata genericamente consulenza, che rappresentava non solo uno sbocco, ma perfino un’opportunità, ambita da coloro che volevano dare una svolta alla propria carriera professionale, ma oggi anche questa strada è decisamente in salita.


Prima di passare alla analisi delle singole posizioni, c’è un’ultima considerazione da fare a proposito di questo "anno no" e riguarda la persistente stasi tecnologica.

Una politica attendista


Per antonomasia il motore trainante dell’informatica è sempre stato il progresso tecnologico, grazie al quale si sono creati non solo nuovi posti di lavoro, ma anche un continuo turnover di contenuti e figure professionali. Da qualche tempo a questa parte, però, l’evoluzione tecnologica si è pressoché fermata e di vere innovazioni, capaci di "tirare" il mercato e creare quindi nuove opportunità di lavoro, ce ne sono state sempre meno. Tanto per fare qualche esempio, per un bel po’ Internet (nel senso più lato del termine) ha rappresentato una fonte apparentemente inesauribile di nuove professioni, ma anche questo "filone" oggi ha rallentato.


Difficile dire se questa politica attendista sia determinata dalla precaria situazione economica, che scoraggia le grandi aziende di It dal lanciare sul mercato le vere novità e le convince a tenersi nel cassetto i propri "gioielli" in attesa di tempi migliori. Dal punto di vista del canale, le rilevazioni relative all’ultimo trimestre del 2002, ci dicono che le inserzioni cartacee hanno avuto un teorico recupero, dovuto quasi esclusivamente alla stagionalità e al numero di giorni lavorativi maggiore rispetto al trimestre passato, mentre quelle telematiche, raccolte da Jobpilot, hanno continuato la loro discesa, a conferma di un mercato in difficoltà.


Diverso il giudizio sul dato annuale complessivo, che per le inserzioni su stampa ha fatto registrare un vero e proprio crollo, mentre per il telematico c’è stato un pur lieve progresso. Pochi dunque i commenti relativi all’andamento annuale delle singole posizioni, comparato con l’analogo del 2001. Complessivamente stabili gli Edp manager (Cio), del tutto assenti i capi centro: il che significa poca crescita e mercato che vivacchia sul turnover fisiologico. Leggermente migliori i risultati relativi ai capi progetto e ai consulenti, ma il merito maggiore va soprattutto a questi ultimi, che hanno assorbito gran parte degli "esuberi" riguardanti le altre posizioni.


Il giudizio più eloquente su questa crisi viene dai risultati relativi agli analisti/programmatori/esperti applicativi, sempre richiesti ma non come eravamo abituati solo un anno fa.


Né sono andati meglio coloro che operano nel settore delle reti/Tlc: anche qui la compensazione fra cartaceo e telematico lascia pressoché inalterate le potenzialità di questa fascia professionale.


Poco impulso anche da due nuove posizioni rilevate quest’anno, Web master e security manager, dalle quali ci si aspettava qualche cosa di più che non una fugace comparsa sul canale telematico e una "teorica" presenza sulle inserzioni via stampa.


Reggono i tecnici di manutenzione, ma, se dobbiamo sperare che i computer continuino a bloccarsi per creare nuovi posti di lavoro, allora vuol dire che abbiamo davvero toccato il fondo. Abbastanza bene sono andati gli esperti di database, quasi esclusivamente sul telematico, mentre hanno avuto un discreto successo le posizioni dell’area pc, soprattutto quelle che si occupano di sviluppo applicativo. Fra i migliori anche coloro che operano nell’area commerciale e del marketing It: discreta tenuta nel cartaceo, buona performance nel telematico.


Per il neonato 2003 le premesse non sono delle migliori, anzi le continue incertezze internazionali, economiche e politiche, tolgono quella tranquillità che gli investitori richiedono per poter pensare a una ripresa. Le economie dei Paesi industrializzati non riescono a pilotare un’inversione di tendenza tanto sperata, ma sempre rimandata. Si parla della seconda metà del 2003 come possibile inizio della ripresa, ma sono ancora troppe le incertezze. Inoltre, se congiuntura positiva ci sarà, non dovrebbe trasformasi in un boom, ma probabilmente procederà molto più lentamente di quanto ci abbia messo questa crisi a imporsi sullo scenario mondiale.

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