La ricerca è mobile

A volte il mondo accademico può beneficiare dei dualismi del mercato.

Google è usa finanziare la ricerca accademica e ora lo fa con una discreta dose di munificenza. L’altroieri ha reso nota la prima tornata dei Google Focused Research Awards, un’iniziativa che comporta il finanziamento di 12 progetti condotti da 31 professori in 10 università. La portata delle assegnazioni varia da due a tre anni. I fruitori possono anche accedere alle risorse informative e tecnologiche di Google.

I finanziamenti riguardano quattro aree applicative per un ammontare totale di 5,7 milioni di dollari: privacy, efficienza energetica nel computing, machine learning e utilizzo dei telefoni mobili come dispositivi di raccolta dati nei campi sanitario e del monitoraggio ambientale.

Fra i destinatari ci sono famose università statunitensi: Carnegie Mellon, Stanford, Michigan, Princeton, Ucla. Però, come riporta il Seattle Times, quasi un quarto dello stanziamento complessivo (1,35 milioni) va alla sola Università di Washington, per la ricerca sui telefoni mobili.

La circostanza può essere osservata da due punti di vista.
Il primo è quello del comprensibile obiettivo che la società ha ad ampliare il proprio raggio di azione nel campo degli smartphone.
Il secondo è quello dell’interesse che ha a muoversi nell’ambito di manovra che tradizionalmente è stato di Microsoft. Solo negli ultimi tre anni la casa di Redmond ha finanziato la ricerca della locale università con 5 milioni di dollari, buona parte destinati ai dipartimenti di computer science.

La cifra messa in campo da Google è inferiore, ma la ricerca, a qualsiasi latitudine, non bada a sottilizzare: prende e porta in laboratorio. Magari, costa nulla, sperando in rialzi.

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