La Rete e la tutela della proprietà

Il decreto Urbani ha sollevato polemiche sulle modalità di intervento nei casi di illecito perpetrato via Web. Fornitori di servizi e connettività sul piede di guerra.

25 marzo 2004 Può essere illuminante e persino utile partire da
inesattezze commesse a livello di massime cariche istituzionali per comprendere
come la cultura tecnologica, nel nostro Paese, debba ancora percorrere parecchia
strada.
Il recente decreto di riassetto varato dal ministro dei Beni
Culturali, Giuliano Urbani, prova a intervenire su una materia complessa,
partendo da intenti spesso condivisibili, ma approdando a misure operative
discutibili, quando non dannose per varie categorie di operatori.
La volontà
di tutelare la proprietà intellettuale, in particolare, porta con sé la
confusione fra fornitori di connettività e di servizi Internet, li mette sullo
stesso piano e li rende compartecipi di eventuali illeciti commessi dalla loro
clientela.
Inoltre, chiede loro di essere i primi controllori di ciò che
viene messo in circolazione sulla Rete. Al di là del sospetto di
anticostituzionalità insito nel provvedimento, il rischio è che si generi
un’indiscriminata caccia al sospetto, che danneggia anche chi lavora nel pieno
rispetto della legge.

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