La rete aspetta la riforma dell’Adsl

Entro pochi giorni l’Agcom dovrebbe varare nuove norme per il mercato della banda larga. Che generano perplessità e proteste

Ancora pochi giorni e tutto dovrebbe essere più chiaro. Anche se non
necessariamente migliore. Perché la riforma che l’Agcom (l’Autorità garante
nelle comunicazioni) dovrebbe varare ha già provocato proteste e decine di
interventi in blog e forum. I provider e molti utenti della rete temono
in sostanza che Telecom
, che già domina il mercato dell’Adsl,
diventi ancora più grande.
Il
provvedimento dell’Agcom, che recepisce il codice delle comunicazioni europee,
doveva già essere approvato nei giorni scorsi ma, alcuni aspetti che dovevano
ancora essere chiariti, e le proteste scoppiate in rete hanno forse convinto il
garante a rimandare la decisione. Ora però dovremmo esserci e non è detto che
tutto sarà negativo per i consumatori.




Il primo cambiamento riguarda
le offerte relative all’Adsl. A parte gli operatori che hanno una rete propria gli altri hanno sempre dovuto uniformare le loro offerte a quelle di Telecom. Se Telecom decideva di vendere solo i 640 kbps o i 1.280 Kbps loro dovevano fare lo stesso. Con il nuovo provvedimento però i provider che comprano da Telecom potranno fare le loro offerte che potranno anche essere completamente diverse da quelle della società di Tronchetti Provera.
Il
secondo punto fondamentale

è quello relativo ai prezzi. Fino a oggi i provider hanno comprato da Telecom a prezzi previsti dal modello retail minus. Questo significa che il prezzo pagato all’ingrosso era identico a quello di Alice (l’Adsl di Telecom) meno una somma che permetteva ai provider di competere con l’incumbent (Telecom ha il 70-80% del mercato dell’Adsl). In questo modo le offerte erano molto simili ad Alice. Adesso si cambia strada e si passa al cost plus un
modello secondo il quale i prezzi pagati dai provider che acquistano da Telecom
sono ritagliati sui costi sostenuti dalla società più una somma per il profitto.


I costi saranno decisi dall’Agcom che dovrebbe dare il suo parere in 120
giorni. I provider però temono che i tempi saranno più lunghi e soprattutto che
Telecom, liberata dall’obbligo di comunicare le sue offerte al garante prima di
renderle pubbliche, possa guadagnare altre quote di mercato. Non a caso
in una lettera aperta l’Aiip chiede
che “il provvedimento finale sancisca in modo inequivocabile il potere/dovere di Agcom di regolamentare ex ante l’intero settore a banda larga prevedendo espressamente l’obbligo di Telecom di presentare ad Agcom le nuove offerte al pubblico con 30-90giorni di anticipo rispetto alla commercializzazione”. I provider
infatti non sono assolutamente sicuri che l’autorità eserciterà con tempestività
il suo potere di bloccare le offerte dopo essere state pubblicate. Sul controllo
preventivo punta il dito anche l’Associazione Anti digital
divide
che contesta anche il canone aggiuntivo previsto per le linee
solo dati, l’Adsl senza la voce.

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