La newsletter fa business, ma con i quarantenni

Contactlab ha intervistato cinquemila persone in cinque nazioni, presentando dati interessanti per lo più su un’utenza composta da maschi quarantenni. Cercando disomogeneità che facciano mercato viene un dubbio: ma gli italiani dicono la verità?

L’indagine promossa da ContactLab ha coinvolto 4.853 persone in cinque Paesi (895 in Italia) ed è centrata su una popolazione di maschi tra i 34 e i 44 anni. Una scelta che inevitabilmente orienta i risultati.
Il campione preso in esame è infatti composto per il  56% da maschi (che nella popolazione sono il 46% circa) e nel segmento più alto proprio tra i 35 e i 44 anni.
Non deve quindi sorprendere un andamento in progressiva ma lenta trasformazione per dispositivi, profili, acquisti.

E’ interessante leggere il quadro generale europeo, che risulta omogeneo e quindi molto significativo in senso globale, poco significativo come opportunità nazionale.
Le aziende locali troveranno invece molto interessanti i dati scorporati per nazione.
Aumenta l’uso della webmail (51% nel 2010 contro il 40% del 2009), generalmente con grandi provider ma non in Germania, dove prevalgono i domini locali (74%). Se la mail ha grande peso, sono molto forti instant messaging (46%) e reti sociali (40%).
Qui già sarebbe necessario il dettaglio per fasce d’età, perché la comunicazione differita della mail collide per profilo con quella in tempo reale (Instant Messaging).

A guardare il dettaglio italiano, abbiamo un 48% di favorevoli all’Instant Messaging, un 43% ai social network e un altissimo 32% di fautori dell’Sms su Internet.
Da questi elementi sembreremmo una nazione giovane e attiva, ma dal momento che non è esattamente questa l’immagine dell’Italia, è inevitabile supporre che qualcuno menta, o l’indagine o gli intervistati: vista la consuetudine dei “poll” da noi, propenderei per le bugie degli intervistati, che cercano di farsi più belli.
Assolutamente sorprendente, poi, l’indicazione sugli Sms: che il 32% degli italiani ne facciano uso (regolare?), ovvero il doppio della media europea (17%), mi sembra più una disomogeneità statistica che una realtà accettabile.

Lo smart costa
Parlare di device è abbastanza difficile, soprattutto per una scelta degli estensori del grafico (indagine europea, slide 12). Infatti se è ovvio che molti intervistati abbiano più di un device e quindi la somma sia maggiore del 100%, si deve osservare che la somma del 2009 era 146 e quella del 2010 salta a 167, quindi il dato più saliente è l’aumento del 16% della media di device per individuo. E un controllo sulla penetrazione dell’iPad, data al 2% su una popolazione rappresentata di 143 milioni, indicherebbe in 2,9 milioni le unità già vendute nelle 5 nazioni considerate.
Interessante il dato relativo agli smartphone in Italia: Nokia comanda con il 35%, ma Rim e Apple seguono abbastanza vicine (26%) e Htc si issa al quarto posto, solitario ancorché lontanissimo (7%). Alta la percentuale di utenti di e-mail in mobilità: la media europea è del 15%, quadruplicata rispetto al 2009. Primo è il Regno Unito (21%), ma benissimo l’Italia (18%) e male la Spagna (11%). E in Francia il 52% lo fa da iPhone, mentre in UK il 33% preferisce un Rim.
Sia gli utenti che i rinunciatari ritengono ancora alti i costi relativi agli smartphone.

La newsletter è un suggerimento
Per quanto riguarda le newsletter, i dati sono anche qui di tipo generale. Rispetto al 2009 è cresciuta sensibilmente la percentuale di rispondenti che inizialmente non vedono le immagini allegate nella newsletter, ma decidono poi di attivarle (dal 35% al 47%). Interessante sottolineare come il 34% dei rispondenti che inizialmente non vedono le immagini decidano di vederle sempre, indipendentemente dal mittente o dal contenuto. Ma che business c’è attraverso le newsletter? Questo è l’obiettivo di ricerca dell’indagine. La domanda forte era se si fosse acquistato partendo da un link in una newsletter. La risposta europea è sì al 43% per gli italiani. Ma con un elemento importante: noi non ci fidiamo. Al 74% non compriamo direttamente da newsletter ma facendo su Internet un giro di clic di conferma. C’è da ritenere che il dato sia orientato dalle premesse, ovvero maschi di mezza età.
Altri dati confermano la situazione. Solo un ventenne su 7 usa la mail (15%), mentre lo fa un cinquantenne su 3 (31%). La media europea assegna 25 mail quotidiane a ciascun utente, al 50% per uso personale (amici e parenti) e al 44% per notifiche di vario genere, prevalentemente newsletter, ma i dati effettivi sono disomogenei: gli inglesi comunicano con i parenti per il 65% delle mail, mentre gli italiani solo il 27%. Le newsletter sono il 67% della posta per i tedeschi, il 43% per gli italiani e il 36% per i francesi.
Irregolare l’andamento statistico del numero di newsletter alle quali gli europei si iscrivono, con un sensibile aumento di chi non è iscritto affatto (dal 6 al 10%), ma il dato utile è che il 59% degli euroccidentali riceve tra 3 e 10 newsletter.
E attenzione: il 17% dei rispondenti nei cinque Paesi dichiara di non essere in grado di effettuare una condivisione di una newsletter su un social network. La percentuale sale al 26% nel Regno Unito. I tedeschi, invece, dimostrano una maggiore dimestichezza: in Germania la percentuale scende al 5%.

In definitiva, i dati sembrano provenire più da mondi giustapposti -teen contro quarantenni- che da una modifica effettiva ed omogenea. Forse succede sempre così, ma la prossima volta speriamo di vedere la segmentazione tra uomo e donna, che sembra più rilevante.

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