La mobilità in Hp

Tre direzioni per rafforzare e consolidare la presenza della società nel mobile computing secondo Giorgio Capellani, direttore marketing di Hp Bcs.

Hp ha avviato nello scorso anno un rafforzamento della competenza nel mondo Internet con forti investimenti e quasi 200 nuove assunzioni che si inquadrano in una ampia strategia che ha l’obiettivo di cambiare non solo l’offerta di Hp ma anche il suo posizionamento, spostandola verso settori emergenti connessi alle crescenti esigenze di mobilità. Tre sono le direzioni evolutive alla base di questa evoluzione, che Hp vede non come linee parallele ma come un ecosistema a tre dimensioni di cui i settori rappresentati dagli e-service, Information Appliance ( le apparecchiature che consentono all’utente di dialogare con la rete e che possono essere di svariata tipologia purché collegabili in rete, fissa o mobile, e dotati di microchip e interfaccia Internet) e le Always-on-Infrastructure in grado di gestire miliardi di apparecchiature e trilioni di transazioni in rete ne costituiscono gli assi cartesiani.
In questo contesto, la visione e il posizionamento in chiave di mobility ci è stata illustrata da Giorgio Capellani, direttore marketing di Hp Bcs (Business Custom Sales Organisation).

N: Che cosa significa oggi mobilità per Hp e per il mercato?

GC: Per Hp significa coprire a 360° il tema della mobilità in quanto noi vediamo che l’argomento riguarda i service provider, coloro che possono fornire servizi per un’utenza mobile e, non ultimi, gli utenti . Ciò porta a dover abilitare i servizi, costruire le infrastrutture che possono supportare questi servizi e fornire le appliance in grado di poter supportare i servizi erogati.

N: Su cosa basa questa visione?

GC: Vediamo un paio di dati. Una delle ultime analisi dello IEEE indica che nel 2002 avremo circa 1 miliardo di telefoni cellulari con una potenziale banda trasmissiva di 2 Megabit con le tecniche Umts. Un 40% di questo miliardo sarà abilitato a scambiare e ricevere dati e allo streaming di voce e dati e una stima abbastanza conservativa prevede che il 30% del volume dei dati complessivi passerà tramite questi dispositivi. Ci troviamo quindi di fronte ad una tecnologia pervasiva ed abilitante per una larga banda di servizi. Per contro, se noi analizziamo la capacità di un meta motore di ricerca come Copernico, troviamo che vengono accedute al massimo il 40% delle risorse disponibili sul Web. Quindi ci troviamo da un lato una banda molto ampia e dall’altro dei giacimenti di informazione ancora inesplorati.

N:: È uno dei settori che pensate di approciare?

GC: Nel poter bilanciare questo paradosso e abilitare il maggior numero possibile di siti Web, di URL Provider, vediamo in effetti una potenzialità per esprimere una capacità di contenuti e di content management veramente ampia.
Quindi il fatto di porci al crocevia di un ecosistema centrato su e-services, information appliances e Internet Infrastructures è per Hp un posizionamento assolutamente strategico. In questo senso ci piacerebbe essere considerati come dei fornitori di Information technology che oltre a fornire strumenti rappresentano dei veri e propri “mobility enabler”. Per esserlo devo ovviamente poter fornire piattaforme di e-services, costruire delle Internet infrastructure e delle Internet appliances sempre più evolute.

N:: Esiste in Hp una linea preferenziale di sviluppo?

GC: I tre assi hanno tutti una valenza strategica. Hp ha dichiarato ufficialmente di non volersi confinare in un unico settore ma di volersi porre come abilitatore, come fornitore di un portafoglio globale di soluzioni e riteniamo che uno dei vantaggi competitivi all’interno del mercato sia proprio questa capacità di indirizzarlo a 360°. Le alleanze che abbiamo coi vari fornitori, da Nokia ai fornitori di banda, sono un chiaro segnale di come vediamo l’evoluzione, con i protagonisti del mercato delle Tlc e del mercato ISP che sono nostri partner elettivi.

N: Il fatto di avere storicamente sviluppato piattaforme aperte come viene recepito dai vostri partner? Non è che la troppa apertura porta poi a crearsi da soli una concorrenza?

GC: Ci possiamo effettivamente trovare in alcune situazioni riferite con il termine “coopetition” . Per alcuni versi si può trovare un accordo di cooperazione e in altri casi ci si può trovare in competizione ma ritengo che la cosa importante sia vivere l’ecosistema e non avere preclusioni, essere aperti. Faccio un esempio, il mattone di software e-Speak, che dovrebbe garantire la reale fattibilità degli e-services , cioè rendere trasparente le transazioni sulla rete, è stato adottato anche dal consorzio a cui appartengono IBM e Microsoft come motore per questa tipologia di attività.

N: Ma cosa indirizza preferenzialmente la scelta di un Cliente verso le vostre tecnologie?

GC: Molto recentemente abbiamo rinnovato la famiglia software con NetAction, affiancato ai prodotti di gestione OpenView che rimangono i prodotti principe. Questi software sono rigorosamente standard, tanto è vero che Sun, il nostro maggior competitor negli open system assieme a IBM, li utilizza come strumenti di gestione perché sono sistemi assolutamente aperti. Ovviamente noi pensiamo di sfruttare al massimo le potenzialità di questi prodotti, ad esempio integrandoli con i nostri servizi di consulenza e professionali. Quindi forniamo piattaforme aperte ma nello stesso tempo ci riserviamo di poter aggiungere del valore per i nostri clienti customizzando delle soluzioni.
Se lei considera le tecnologie Storage, la nostra Storage Area Network è assolutamente Open però riteniamo che il poter declinare delle soluzioni all’interno del mercato tramite i nostri servizi costituisca un reale valore aggiunto.
Se poi si guarda al tema delle mobilità, i successi che abbiamo avuto nell’ambito delle aziende di telecomunicazione sono dovuti alle tecnologie, con OpenView che è diventato uno standard, ma soprattutto alla competenza e alla approfondita conoscenza delle problematiche telecom che ci ha portato a costruire un consistente portafoglio di soluzioni.

N: Nel medio termine che evoluzione ci possiamo aspettare?

GC: Il messaggio, molto strategico e provocatorio, che noi vogliamo dare al mercato per il medio termine è quello di dilatare i propri orizzonti. Noi siamo abituati a considerare la relazione con un dispensatore di informazioni tramite essenzialmente una rete fissa, un Laptop, o un Pc. Dobbiamo immaginare il nostro futuro popolato da device specializzati non necessariamente IT. Basta pensare all’annuncio di Merloni sul “Bucato on demand” con l’acquisizione di un servizio e non di un prodotto. Dal mondo del possesso e dell’acquisizione di un bene si sta passando ad un mondo di accesso ai servizi e l’accesso dei servizi nella vita comune non è necessariamente mediato da un terminale ma da una serie di apparecchiature come quelle disponibili in un’automobile e che possono erogare servizi di management collegati alla mobilità automobilistica.

N: E questo cosa richiede ad un fornitore?

GC: Questo vuol dire porsi nei confronti del mercato dicendo che non si deve ad esempio cambiare il server o installare il nuovo ERP ma che si deve ripensare il sistema di business. Che la tecnologia non è solo automazione , non è solo far le fatture più veloci o stampare meglio, tematica peraltro a noi vicina, ma il consentire veramente di cambiare il paradigma e solo chi sarà in grado di farlo creerà nuova ricchezza sulla e tramite la rete.

N: Che nuove tecnologie si prospettano all’orizzonte prossimo?

GC: Alcune delle tecnologie che immetteremo sul mercato e che ora sono in sviluppo nei nostri laboratori sono i cosiddetti URL Broadcaster. Il loro obiettivo è quello di aiutare ad analizzare il comportamento nomadico dell’utenza mobile in modo da fornirgli servizi coerenti alle sue abitudini ed alla locazione geografica in cui si trova. La cosa interessante da notare è che in questa direzione non ci stiamo muovendo in un ambito consolidato perché anche i telecom operator in questo momento stanno sperimentando, con il vantaggio che le tecnologie installate, le capacità elaborative, le capacità di banda, consentono una implementazione molto veloce. Una volta costruita l’infrastruttura e acquisita la banda, la prototipizzazione di un servizio ed il time to market è veramente molto veloce, con un abbattimento delle barriere di ingresso per i telecom provider nella fornitura di nuovi servizi.

N: E se dal medio termine passiamo a quello a breve?

GC: Il consolidamento ed il posizionamento sul mercato deriva sempre da due elementi, il primo legato alla ottimizzazione di tutti i processi, interni ed esterni, che possono aiutare i nostri clienti nel business tradizionale. Non le nego che stiamo ancora facendo molte installazioni ERP, soprattutto nella PMI. Si tratta di business tradizionale, così come la crescita dell’utenza dei carrier provoca una crescita dei sistemi di billing e di quelli infrastrutturali anch’essi tradizionali. Dall’altro siamo estremamente attenti ad interpretare i fenomeni innovativi e a portarli sul mercato. Ad esempio cooperando con istituti finanziari che hanno una particolare predisposizione per il mobile banking o l’Internet banking al fine di realizzare installazioni che vanno in questa direzione oppure cooperando con aziende manifatturiere che vogliono diventare delle dot com.

N: E nel quadro generale di Hp il mobile nel suo complesso che ruolo assumerà?

GC: È sicuramente un’ampia fetta del nostro fatturato e lo vedo assolutamente determinante come peso. Infatti a noi piacerebbe essere riconosciuti sul mercato, e abbiamo tutte le caratteristiche per esserlo, proprio come dei “Mobility Enabler”.

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