La lunga strada per l’integrazione delle directory

Dopo Novell, anche Ibm si lancia nel mercato delle metadirectory, che, con Secureway, lega alla sicurezza e alla connettivit`, nel nome dell’e-business. Ridefinita, cosi, l’offerta eNetwork.

Si susseguono vertiginosamente gli annunci di nuovi sviluppi sui directory
service. In particolare, l’accento è stato posto sulle metadirectory. Le
ultime novità arrivano da Ibm, che sta spingendo molto sul terreno sia
degli standard che dei prodotti, mentre di Novell, che proprio con gli Nds
(Novell Directory Services) ha risalito la china dopo un periodo di crisi,
abbiamo già parlato (
x-link
Novell punta su…; 000; A; 05-05-1999
x-fine-link
).
In termini di standard, è bene rimarcare subito che ormai si è affermato
il
protocollo Ldap (Lightweight Directory Access Protocol) proposto dall’Ietf,
ma ci vorrà non poco tempo prima che esso possa integrare perfettamente
directory differenti tra loro. Nel frattempo, le metadirectory
rappresentano l’unica ancora di salvezza per le imprese, le più grandi
delle quali possono avere anche fino a quasi duecento diverse directory in
azienda. Ciascuna di esse può contenere, facilmente, diverse informazioni
per ciascun impiegato, come, per esempio, i diritti di accesso alle risorse
della rete, la politica di allocazione della banda per i loro servizi,
oppure l’inquadramento aziendale, il livello contributivo e altro ancora.
Una situazione caotica, dunque, che sta facendo la fortuna di piccole
società, come Isocor o Zoomit, ma che ha messo sul chi vive anche big come
Ibm. La casa di Armonk, infatti, ha lanciato un metadirectory server, al
Networld+Interop che si chiude oggi a Las Vegas. A far la differenza
rispetto alle proposte finora viste sul mercato, il fatto che questo è
parte di un pacchetto chiamato Secureway Software, che comprende tool per
la sicurezza e la connettività. In pratica, il prodotto è il risultato
dell’integrazione con i servizi di metadirectory delle soluzioni eNetwork
Directory ed eNetwork Security, già offerte da tempo da Big Blue. Come gi
à
per queste soluzioni, si prospetta una proficua collaborazione tra Ibm e
Novell anche per Secureway. Forse già a partire da una prima fase in cui
Big Blue si limiterà soprattutto a un’attività di consulenza per verific
are
il livello di integrazione e utilizzo delle directory all’interno delle
aziende sue clienti, secondo quanto dichiarato da Jeffrey Jaffe, direttore
generale della business unit SecureWay Software che Ibm ha basato a Somers.
Jaffe ha precisato: "Quello che abbiamo scoperto, aiutando i nostri
clienti a implementare l’e-business, è che essi sono soprattutto
preoccupati della sicurezza, dal momento che tu parli loro di mostrare i
loro "gioielli" al pubblico"
. é questa la ragione di fondo che ha
spinto Big Blue a integrare i due mondi in un’unica soluzione.
Secondo quanto affermato da Edward Harbour, direttore della business unit
sul software eNetwork, lo standard Ldap fornisce solo metà dei servizi che
sono necessari per risolvere i problemi di integrazione, soprattutto a
causa di una massiccia presenza, in seno alle aziende, di molte
applicazioni legacy con directory chiuse. Ldap prevede l’organizzazione dei
dati in formati e linguaggi diversi, ma precisi. Ecco che le metadirectory
diventano necessarie per tradurre i dati in tali formati o linguaggi. Prima
che Ldap sia capace di ciò, secondo Harbour ci vorranno ancora quattro o
cinque anni.
Il processo di definizione delle specifiche, evidentemente, diventa
fondamentale. Per questo Ibm sta intervenendo pesantemente su diversi
organismi di standardizzazione, con la creazione di vere e proprie lobby in
perfetto stile americano, al fine di definire un nuovo standard per la
formattazione dei file nelle directory. Se l’intento di Ibm si
concretizzerà e lo standard sarà adottato da molti produttori, questo
nuovo
protocollo potrebbe rappresentare una valida alternativa ai molti sistemi
proprietari per la gestione delle reti policy-based, primo fra i quali
quello di Cisco.
Secondo un portavoce di Ibm, il formato proposto da Big Blue consentirebbe
a un dispositivo collegato a una rete di assecondare una politica di
traffico definita, con l’effetto di ridurre i tempi di latenza sul network.
Al momento, la società di Armonk è riuscita a interessare al progetto la
Internet Engineering Task Force e sta premendo allo stesso scopo sulla
Desktop Management Task Force.
Tornando al prodotto, esso, come detto spicca per l’integrazione con i tool
di security (ricordiamo, tra gli altri, FirstSecure, Communications Server,
Host On Demand, Wireless Software, tutti compresi nella gamma eNetwork), ma
sul fronte delle directory è ancora dietro alla concorrenza, come hanno
ammesso gli stessi responsabili di Ibm. In particolare, per esempio,
Secureway Software usa Db2 come repository dei dati, che, al di là delle
considerazioni specifiche sulle sue prestazioni, è limitato nel supporto d
i
Ldap 2 e non della versione 3 dello standard. Jaffe ha, però, rivelato che
il sistema, a breve, verrà aggiornato con un nuovo prodotto di
metadirectory che funzionerà su diverse piattaforme, tra cui Unix, Aix,
Linux e Windows Nt.
Parallelamente al lancio del pacchetto, Ibm propone il programma Secureway
Specialty for Business Partner, rivolto ai produttori indipendenti di
software che volessero testare l’interoperabilità dei loro prodotti con la
nuova tecnologia di Big Blue.

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