La liberalizzazione è zoppa

Sei anni di libero mercato nella telefonia fissa non hanno portato un risultato soddisfacente. Lo dimostrano in un libro i docenti universitari Sandro Frova ed Enzo Pontarollo.

È un bilancio crudo quello tracciato da Sandro Frova ed Enzo Pontarollo, entrambi professori universitari, nel recente libro "La liberalizzazione zoppa. Il caso della telefonia fissa". Dati alla mano, emerge che il risultato di sei anni di libero mercato è insoddisfacente e che, al momento, il processo è arenato. "La quota di mercato ottenuta dai nuovi entranti – si legge nel libro – è stata, nel complesso, del 17%; ma sappiamo che nel 2003 l’operatore incumbent ha addirittura riguadagnato parte delle quote, unico caso in Europa. (…) Va inoltre sottolineato come i differenziali di profittabilità fra l’impresa dominante e i newcomer rimangano abissali, a testimonianza dello scarso spazio di manovra di cui godono questi ultimi". Il collo di bottiglia nello sviluppo di un mercato più competitivo viene indicato nella rete di accesso, ovvero nell’ultimo miglio. Non solo questa preziosa porzione della rete è in mano a Telecom, ma l’evoluzione tecnologica di questi ultimi anni ne ha aumentato il valore. Infatti, il Dsl ha consentito di trasportare sul cavo di rame già utilizzato per il telefono quantità crescenti di dati, senza che si rendesse necessaria la posa di fibra ottica, come invece si pensava solo pochi anni fa. La rete andrebbe scorporata, ma su questo argomento l’incumbent è sordo. "La costruzione di una rete separata – si afferma nel libro – da quella dell’ incumbent è ritenuta da tutti il vero fattore capace di promuovere un’effettiva e benefica concorrenza fra le imprese".


Altro fattore che pesa sullo sviluppo del settore è la concorrenza che arriva dalla telefonia mobile. In pratica, "i nuovi entranti non solo devono combattere per fette marginali della torta, ma devono fare i conti con dimensioni calanti della torta stessa".

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