Il Web 2.0 non vive solo di immediatezza, ma richiede formazione.
Fra le tante cose sensate che capita di sentire ai convegni ogni tanto qualcuna svetta, vuoi per come è formulata, vuoi per l’efficace linearità.
Un generale coro di buonsenso connota le discussioni e i forum pubblici, sia che ci si trovi a parlare di gestione documentale, di virtualizzazione o di sicurezza, ma non sempre si assiste a quelle fughe in avanti che solo la semplicità sa dare.
Recentemente ci è riuscito, a nostro parere, Michele Fabbri, Ict Senior security specialist di Vodafone, parlando di sicurezza al tempo del Web 2.0 e spiegando che il problema principale è sempre quello del modo in cui gli utenti si comportano.
Oggi con i social network viviamo un paradosso: non si è disposti a fraternizzare con i nostri vicini di casa, ma si vuole diventare amici di tutti su Web. Sarà perché Internet sa disintermediare e abbattere i freni inibitori. Fatto sta che nelle comunità online ci si mette a nudo, salvo poi curarsi maniacalmente dell’uso che un fornitore di servizi (di Tlc, finanziari, logistici) fa dei dati personali.
L’utilizzo incauto del Web, ha rilevato Fabbri, nelle aziende e nelle scuole non si neutralizza con il proibizionismo. Così si risolve il problema sul momento, ma non nel lungo. Se un impiegato o uno studente, al lavoro o a scuola, non si comportano pericolosamente su Web solo perché ciò gli viene impedito dalla struttura It, ma quando giungono a casa fanno esattamente il contrario, azienda e istituto scolastico hanno risolto il loro problema, ma non lo ha fatto la società, che è cosa più importante. Meglio, quindi, investire nelle attività di educazione, di formazione. Spiegare, motivare, anche se costa: i benefici di ritorno generale sono sicuramente superiori alla spesa.
Anni fa era in voga una massima, attribuita al cinese Kuan Tsen, che recitava: “Se dai del pesce a un uomo, egli si nutrirà una volta. Ma se gli insegni a pescare, egli mangerà tutta la vita”. Ossia, istruisci le persone. Dal settimo secolo avanti Cristo al Web 2.0 è un attimo.