La forza della security è di essere anticiclica

In Italia, la sicurezza cresce anche in tempi di crisi, ma cambiano i paradigmi. La chiave di lettura di Idc

Anticiclica rispetto al mercato It nel suo complesso. Così Antonio Romano, country manager di Idc Italia & Iberia definisce il mercato della sicurezza italiano: «Se nel corso del 2009 noi vediamo il mercato It in flessione del 3-4% rispetto allo scorso anno, la sicurezza dovrebbe invece mostrare un segno positivo, con un tasso incrementale dell’8,5%. Si tratta di un segnale importante, a maggior ragione in presenza di un mercato in contrazione. E ancor di più lo è se si considera che la crescita risulta coerente in aziende di qualsiasi classe dimensionale, sia nel pubblico, sia nel privato».

Secondo Idc, dunque, a fine 2009 il comparto dovrebbe valere 877,7 milioni di euro (481,4 sui prodotti e 396,3 sui servizi), in crescita, per l’appunto, rispetto agli 808,6 milioni di fine 2008.

Ma lungo quali paradigmi si muove questa crescita? Secondo Romano, nel comparto security coesistono diversi modelli di business.

«Uno, più tradizionale – ci ha detto il manager – riguarda gli investimenti in prodotti e servizi di sicurezza volti a ridurre i rischi interni ed esterni. Il secondo modello è invece più coerente con il mondo virtuale e distribuito nel quale ci muoviamo e punta a una sicurezza intrinseca nei prodotti, sicurezza che diventa condizione imprescindibile per poter introdurli sul mercato».

Sono due i modelli che in questo momento coesistono, anche se il secondo sta prendendo gradualmente piede. «È un’evoluzione naturale – ha osservato Romano – che procede di pari passo con la virtualizzazione, con la necessità di portare la sicurezza anche verso gli ambienti applicativi e che in questa fase vede tra i protagonisti soprattutto gli operatori Tlc. C’è poi un ulteriore aspetto, del quale è necessario tener conto, e riguarda la comunicazione machine-to-machine. Anche in questo caso siamo in presenza di un fenomeno in crescita, pensiamo ad esempio ai micropagamenti, che richiede un approccio differente alla sicurezza, che diventa embedded».

Secondo Romano stiamo comunque assistendo a un cambiamento radicale nell’approccio ai temi della security, trasversale ai diversi modelli di business esistenti: «Mi riferisco allo spostamento del baricentro aziendale dal dato strutturato al dato destrutturato e alla nuova consapevolezza della necessità di proteggere adeguatamente anche quest’ultimo, sia esso un messaggio di posta elettronica, un sms, o persino un messaggio istantaneo».

La consapevolezza è un termine molto caro a chi si occupa di security. La domanda sul livello effettivo di consapevolezza riscontrato tra gli utenti e tra le aziende è inevitabile. «La sicurezza – ha concluso Romano – è uscita dallo stretto profilo di prodotto o di servizio, ma ha assunto un profilo olistico, a 360°. Per questo sono convinto che negli anni ci sia stato un continuo miglioramento a livello di sensibilità. Non c’è stato abbassamento della guardia, in alcun modo. È però vero che ancora oggi è spesso il comportamento degli individui che crea la falla nei sistemi. E in questo momento di difficoltà economica, c’è chi rallenta sulla formazione.Questo andrebbe evitato».

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