La firma digitale in Italia

Da noi si sta diffondendo l’uso della firma digitale. Pronuba Adobe.

Strano ma vero, nella firma digitale l’Italia pare essere all’avanguardia.
Oltre 2.600.000 smart card, più di 35.000 documenti l’anno siglati con questa modalità, circa 2.500.000 certificati clinici firmati digitalmente al mese solo nella regione Lombardia.

Per non parlare dei 18 certificatori accreditati, che nel corso del 2007 diventeranno 20, e del fatto che, ormai dallo scorso inverno, i formati validi, così come definito dal codice dell’amministrazione digitale, sono diventati due, visto che per l’accordo stretto con il Cnipa (vale a dire il soggetto istituzionale cui fare riferimento per le questioni attinenti al tema), Adobe Pdf affianca il P7M.

Interoperabilità tra i due standard, dunque, che permetteranno alla Pa ma, non dimentichiamocene, anche alle imprese di sfruttare lo strumento principe per la dematerializzazione dei processi amministrativi su carta, già alla base.

Un esempio concreto è quello del cedolino paga che la Pubblica amministrazione ora spedisce direttamente via e-mail al dipendente. Ma altre applicazioni a portata di mano sono la fatturazione elettronica o il deposito telematico dei bilanci.
Bisogna quindi fare uno sforzo e cercare di usare la tecnologia conoscendola, per valorizzare quanto disponibile ma che, ancora, spaventa.

E qui, il fatto di poter contare su due diversi formati, il secondo dei quali abitualmente noto ai più (dove la firma digitale può essere contestualizzata nei documenti mediante campi firma personalizzabili graficamente), si spera possa agevolare in modo consistente la diffusione di un nuovo di pensare, diffondendo una cultura tecnico-informativa legata a doppio noto alla posta elettronica certificata e che potrebbe presto intrecciarsi con l’evoluzione della telefonia mobile.

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