La distribuzione rimane il perno del futuro di Cdc

Cambia il mix di fatturato per i prossimi anni ma i cash & carry rimangono centrali per il business della società

28 ottobre 2003 Prudenza e cautela. Sono le parole d’ordine di
Cdc che per i prossimi anni sa che non ci si potrà aspettare
grandi volumi di crescita anche se questo non esclude la realizzazione di
profitti interessanti. Le previsioni di Sirmi parlano di -6,1%
per quest’anno (mercato microinformatica), -0,9% il prossimo anno e poi una
lenta risalita con 1,9% nel 2005 e 3,3% nel 2006. Alla fine di questo periodo il
fatturato di Cdc dovrebbe essere composto per il 18% dalle vendite dirette, per
il 36% dal retail e per il 46% dalla distribuzione b2b.


Il fulcro di tutto rimangono i cash & carry che dovrebbero aumentare di 4
unità e che oggi servono 26.000 clienti. Una forza d’urto che serve a Diomelli
per smarcarsi dalla classica figura del distributore a volumi e per ribadire che
“Cdc ha margini superiori a quelli della distribuzione classica”. I prodotti a marchio proprio e la proposta di soluzioni anche
nella microinformatica sono secondo Diomelli i tratti
distintivi del suo gruppo che ha nella multicanalità uno dei suoi plus. Entrando
nel dettaglio delle previsioni per il prossimi anni si vede il gruppo punta
molto sulle vendite dirette. 128,9 milioni di euro di fatturato sono le
previsioni per il 2006 con una stima prudenziale per le vendite alla Pa. Nella
distribuzione i cash & carry dovrebbero arrivare a 270,8 milioni (oggi sono
a 226,9), mentre la distribuzione b2b/Amico da 29,4 toccherà i 70,6 milioni di
euro.


La catena Computer discount passerà da 158,2 a 172,3 milioni
e i corner Compy da 58 dovrebbero arrivare a 92,3 milioni di euro. Riguardo al
retail c’è poi da osservare che se è vero che sui nove mesi il fatturato è in
ddiminuzione, negli ultimi tre l’aumento delle revenue è del 17%. In un mercato
in calo. Qualcuno della concorrenza sta cedendo terreno.

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