La deriva consumistica di Smau

Fra campionati di videogiochi e punti vendita al pubblico, il salone milanese ha attirato un pubblico mediamente poco orientato al business. Che sia una scelta definitiva?

4 novembre 2002 Decisamente, è stato uno
Smau in sordina quello che si è da poco concluso a Milano.
Ridotto negli
spazi espositivi (del 20% secondo gli organizzatori, del 40% secondo la voce del
popolo) e riempito di eventi e luoghi pensati per il pubblico dei consumatori, è
apparso evidente soprattutto che la kermesse dell’informatica nazionale fatica
sempre più a gestire la propria doppia anima business/ consumer e sta facendo
pendere la bilancia progressivamente verso la seconda. Solo in questo modo,
peraltro, si possono ancora rendere vendibili gli oltre 450mila visitatori che
lo Smau sostiene di aver avuto.
Fra appassionati di videogiochi e chi è
andato a fare acquisti da MediaWorld, la fetta di utenti aziendali si è fatta
ancora più sottile. E si è visto.

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