La crisi ha spinto le Pmi milanesi a tagliare l’organico

Quasi il 60% nel 2009 ha ridotto il numero di dipendenti. Lo segnala l’ultimo Osservatorio sulle micro aziende di Altis

Mettendo sul piatto della bilancia il più e il meno del 2009, le micro imprese milanesi pendono maggiormente verso il basso, salvandosi però dal baratro. L’ultima rilevazione dell’Osservatorio sulle Pmi della più popolosa provincia lombarda, curato da Altis (Alta scuola impresa e società dell’Università cattolica), ha intervistato 1.822 aziende dell’industria, del commercio e dei servizi, di cui il 75% con un massimo di nove dipendenti. Ci sono buone notizie per quanto riguarda l’innovazione dei prodotti, la presenza sui mercati esteri e la tutela della forza lavoro più qualificata; invece l’orizzonte è più nero considerando i rapporti con le banche, gli investimenti, le assunzioni e la formazione del personale.

La finanza ristagna
Esattamente la metà delle imprese milanesi ha investito nel 2009 (era il 56% nel 2008). I maggiori investimenti si sono concentrati nelle apparecchiature e nei programmi informatici (40% del totale), davanti a impianti e attrezzature, macchinari e acquisto d’immobili, tutti con quote intorno al venti per cento. Da segnalare che gli imprenditori che prevedono di utilizzare capitali freschi negli anni successivi sono diminuiti di nove punti percentuali (dal 42 al 33%) rispetto alla rilevazione precedente. Il 36% del campione ha riscontrato difficoltà nei rapporti con le banche, in aumento rispetto al 2008 (era il 28%). Lo scoglio più arduo è ottenere finanziamenti: ben l’80% degli imprenditori critici verso gli istituti di credito ha segnalato questo problema. Le banche si sono chiuse come dei ricci, perché nel 2008 le micro aziende che si sono lamentate per la scarsità dei crediti concessi erano il 51 per cento.

Occupazione in netto calo
L’occupazione è un altro elemento di sfiducia per la ripresa economica. Il 59% delle imprese ha ridotto i dipendenti, un numero nettamente più elevato del 2008 (8%). Tra i pochi imprenditori che hanno assunto nuovi dipendenti (il 17% del totale), il 66% ha scelto contratti a tempo indeterminato, in aumento di tredici punti rispetto allo scorso anno. Questa è l’unica consolazione in un mercato del lavoro condizionato in modo pesante dalla recessione economica internazionale; il 66% del campione intervistato ritiene che il ritardo dei pagamenti sia il principale effetto della crisi, seguito da altri problemi come i prezzi più elevati delle materie prime e la penuria di crediti bancari. Infine, è calato dal 34 al 24% il numero d’imprese che ha investito nella formazione del personale nel 2009 in confronto all’anno precedente.

Più export e innovazione
A bilanciare tutti questi segnali negativi per le Pmi milanesi nel 2009, c’è la strategia difensiva di molti imprenditori. Tra le aziende che hanno investito nel 2009, il 26% ha migliorato i suoi prodotti o servizi con qualche innovazione. Quasi il 30% delle imprese è impegnato in relazioni commerciali con Paesi esteri, con un aumento di tre punti percentuali rispetto al 2008; l’Europa dell’Est rimane il principale mercato dell’export (40% di quello complessivo), seguita dall’America settentrionale. Per assorbire gli scossoni della recessione, il 36% delle aziende ha cercato di consolidare la sua nicchia di mercato, mentre il 9% ha puntato sulla maggiore qualità dei prodotti e il 12% sulla propria solidità finanziaria.

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