La condivisione? Agli italiani piace in the cloud

Ancora poco consapevoli di cosa sia, gli utenti di casa nostra scelgono lo sharing online per condividere, affermarsi e confrontare le proprie idee con gli altri. Lo dice un’indagine Nexplora inquadrata nell’Osservatorio Internet 2011 di Microsoft.

È un futuro rosa quello che attende i servizi cloud nel mondo consumer.

A dirlo sono le percentuali spese da Nexplora che, in un’indagine condotta su un campione di un migliaio di individui inquadrata all’interno dell’Osservatorio Internet 2011 di Microsoft, sottolinea l’aspetto sociale che, nel nome della condivisione, pare destinato a portare lontano i servizi sulla nuvola.

Al tempo, però, perché secondo Alessandra Costa, direttore ricerche di Nextplora, dai risultati messi in luce dalle risposte ottenute dai nostri connazionali interpellati a inizio dello scorso luglio, «si parla di cloud in maniera molto intensa, ma solo il 15% degli intervistati dichiara di far uso di servizi erogati in questa modalità» e una sola persona su tre (pari al 38% dei rispondenti) «ammette di sapere di cosa si tratta in senso informatico».

In altre parole, si prende il buono del servizio senza comprenderne molto altro, a patto che la tecnologia in uso, qualunque essa sia, consenta di condividere sulla nuvola contenuti anche molto pesanti che, nel 56% dei rispondenti riguarda foto e video, ma anche (51%) le proprie passioni, la vita personale (19%), i documenti di lavoro (18%) e, nel 9% dei casi, anche aspetti di geolocalizzazione «per far sapere agli altri dove mi trovo».

In tal senso, i valori associati da Nexplora ai servizi cloud una volta analizzate le risposte del campione «non sono utilitaristici o di tipo funzionale ma di condivisione e trasmissione di contenuti con chi si conosce».

Per Costa, «anche l’accesso è un valore particolarmente sentito dagli interpellati» tanto che, a fronte di un 30% di rispondenti che chiede ai servizi cloud di conservare file pesanti, un altro 15% risulta focalizzato sulla possibilità di accedere da ovunque ci si trovi ai propri documenti che, in ottica di collaboration, risultano importanti per un altro 24% dei interpellati nell’indagine.

A dirlo sarebbe anche la cadenza settimanale con la quale alcuni servizi di storage od office online che rientrano nel cloud vengono utilizzati perché considerati “molto utili”, soprattutto per quanto riguarda lo storage cloud.

Interessata a spingersi oltre, Nextplora ha inteso, inoltre, indagare anche i linguaggi e i veicoli della condivisione «che non e più solo territorio della parola ma della sfera privata che, ancora una volta, torna a essere un ambito più al femminile che al maschile», coinvolgendo sia la dimensione lavorativa che le opinioni attraverso l’utilizzo di strumenti e di veicoli diversi dal parlato.

«Il riferimento – conferma il direttore ricerche incaricato da Microsoft – va ai blog, dove si pubblica online quel che si pensa, fino all’utilizzo di strumenti come Twitter, ma anche gli Sms e le chat online, quasi a dire che l’identità non passa più per quello che facciamo e consumiamo ma per quello che decidiamo di condividere su Internet che, anche attraverso i dispositivi mobile, sta diventando l’interfaccia di condivisione per eccellenza».

E se è vero che “le cose che condividiamo dicono cosa vogliamo”, gli italiani scelgono la modalità sharing soprattutto per condividere qualcosa di sé attraverso strumenti come YouTube, ma anche servizi come micro blog e Twitter finalizzandoli alla propria affermazione e al confronto delle proprie idee con gli altri.

Così, «mentre il mondo dell’Office online si presta alla collaborazione, non solo professionale, i servizi di chat e i social network stressano, invece, la dimensione partecipativa per controllare e sentirsi parte di quel che accade oltre la propria sfera di intimità».

Ha di che rallegrarsene Microsoft che, nella suite Windows Live, con 350 milioni di caselle Hotmail attive in tutto il mondo e le nuove funzionalità portate dal sistema operativo Mango per i propri smartphone, ha tutta l’intenzione di ritagliarsi un ruolo appropriato nel mondo del cloud consumer in chiave di condivisione.

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