La Business intelligence in veste bancaria

Finance / Porting degli applicativi e una visione sistemica del flusso informativo hanno spinto Banca Fideuram verso la Bi

Banca Fideuram è uno dei protagonisti del Private Banking in Italia e in Europa, con più di 60 miliardi di euro di attività in gestione (al 31 marzo 2005), a cui fa capo un complesso integrato di società, italiane ed estere, specializzate principalmente nella gestione di prodotti finanziari, distribuiti in esclusiva da oltre 4.000 Private Banker (promotori finanziari) a circa 700.000 clienti.


Il modello di business di Banca Fideuram (che conta 1.800 dipendenti, di cui l’80% in Italia) si struttura su una piattaforma integrata e due Reti distinte e autonome di Private Banker (Rete Banca Fideuram e Sanpaolo Invest) con un governo unitario di Gruppo che ha il compito di formulare le strategie, di allocare le risorse umane e finanziarie al fine di realizzarle e di esercitare i controlli.


La direzione Organizzazione e Sistemi informativi (Dos), che conta 256 persone distribuite in tre diverse aree, offre supporto a tutto il Gruppo, fatta eccezione per le due banche estere (Lussemburgo e Francia). In particolare è responsabile del ciclo di sviluppo del software e della gestione delle procedure e dei sistemi.


Nel rapporto con l’utenza, il livello di iniziativa e di autonomia della Dos nello sviluppo delle procedure è abbastanza elevato nell’area strettamente bancaria, mentre in quella dei prodotti finanziari e delle reti dei promotori, caratterizzata da un elevato livello di personalizzazione, si occupa di realizzare sistemi ad hoc sulla base di specifiche esigenze funzionali e di processo definite dagli utenti stessi.


«Fin dai primi anni 90 – commenta Giovanni Fermi, direttore Organizzazione e Sistemi informativi – effettuiamo analisi dei dati per segmentare la clientela in termini di redditività dei portafogli gestiti, valutare le commissioni ai promotori e definire i piani di incentivazione, avvalendoci di soluzioni su mainframe. Con gli anni, l’attività, compiuta sia dal personale di direzione interno della banca sia direttamente dal management della rete, si è rafforzata. Ma era necessario seguire l’evoluzione della tecnologia, avvalersi di applicativi più appropriati, di soluzioni pacchettizzate ma personalizzabili, con un’architettura tecnologica che le rendesse fruibili anche a un’utenza diffusa e rendesse possibile a ciascun promotore di compiere analisi in autonomia. Non dimenticando l’aspetto costi».


La società, che ha scelto un approccio graduale alla Bi orientandosi verso Sas 9, si è concentrata inizialmente sul porting degli applicativi da mainframe a una più moderna infrastruttura, basata su sistemi dipartimentali, soprattutto per avere una visione sistemica dell’intero flusso informativo e una conseguente migliore condivisione della conoscenza.


«Abbiamo dotato di soluzioni di Bi anche la rete di Sanpaolo Invest, acquisita nel 2002 – puntualizza Fermi -, che disponeva di strumenti di reporting con limitate capacità di analisi. Un occhio di riguardo va alle nuove normative, come Basilea 2, e alle iniziative di sistema volte a migliorare la trasparenza bancaria e l’adeguatezza al profilo di rischio, che in parte derivano dai passati avvenimenti di default che hanno recato danni ai risparmiatori. Per il prossimo futuro la nostra attenzione è rivolta a strumenti che ci consentano di meglio analizzare il rischio, finanziario e operativo

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