Nel mese di giugno di cinque anni fa Google Cloud annunciava Kubernetes Engine, lo strumento open source di orchestrazione e gestione dei container.

Il tool nasceva dall’esperienza decennale di Google nella distribuzione di miliardi di container ogni settimana, ad esempio per Gmail o YouTube.

In soli cinque anni, evidenzia la società di Mountain View, Google Kubernetes Engine (GKE) ha fornito ad aziende di tutto il mondo la rapidità per gestire applicazioni su larga scala e la flessibilità dell’open source per abbracciare più rapidamente la tecnologia digitale, alla base di crescita e competitività.

A distanza di cinque anni, in occasione della conferenza internazionale KubeCon + CloudNativeCon Barcelona, Google Cloud ha annunciato una serie di ulteriori miglioramenti per proseguire il successo di GKE e renderlo più flessibile con tre nuovi canali di rilascio per valutare gli ambienti di sviluppo: Rapid, Regular e Stable.

Google Cloud offrirà, inoltre, la possibilità di sperimentare su Windows Container per le aziende che vogliono adottare tecnologie native del cloud, e la disponibilità di Stackdriver Kubernetes Monitoring per il monitoraggio dei Kubernetes.

Google Kubernetes Engine release channels

GKE elimina da sempre la complessità della gestione delle versioni di Kubernetes, automatizzando l’upgrade e la distribuzione di nuove versioni ai cluster. Quando il cliente crea un cluster su GKE, esso viene generato con la versione certificata predefinita. Il cliente può sfruttare la funzionalità di auto-upgrade per mantenere aggiornati i propri cluster con correzioni di errori e patch di sicurezza.

KubernetesA partire da questo mese in alpha, GKE offrirà canali di rilascio che consentiranno ai clienti di aggiornare i propri cluster in base alle loro esigenze. Google Cloud offrirà tre canali: Rapido, Regolare e Stabile, ciascuno con una diversa maturità e stabilità della versione. In questo modo il cliente ha la possibilità di sottoscrivere il proprio cluster a un flusso di aggiornamento che corrisponda alla tolleranza al rischio e ai requisiti aziendali della propria realtà.

Google Cloud ha introdotto il primo dei release channels, il canale Rapid. I clienti possono dunque iscrivere i propri cluster sul canale Rapid da subito, e ottenere l’early access alla versione di Kubernetes più recente man mano che “maturerà” sul Regular e infine sul canale Stable.

Arrivano i container Windows Server

Il feedback dei clienti, sottolinea Google, ha posto in evidenza che essere in grado di distribuire facilmente container Windows è fondamentale per le aziende che desiderano modernizzare le applicazioni esistenti e spostarle verso una tecnologia cloud-native.

In Kubernetes 1.14, la comunità open source upstream ha annunciato il supporto per i nodi Windows e ora Google Cloud offre il supporto per i container di Windows Server in Kubernetes 1.14 su GKE. I clienti potranno sperimentare con i container di Windows Server e modernizzare le proprie applicazioni Windows esistenti dal nuovo canale Rapid a giugno.

Google Cloud ha annunciato anche la disponibilità generale di Stackdriver Kubernetes Engine Monitoring, strumento che consente il monitoraggio di GKE: metriche, log, eventi e metadati, tutto in un’unica posizione, per aiutare a fornire tempi di risoluzione più rapidi per i problemi, su qualsiasi scala.

Kubernetes Engine Monitoring offre una visione completa dell’ambiente Kubernetes del cliente, inclusi dati di infrastruttura, applicazioni e servizi, con velocità e affidabilità. È pre-integrato con GKE, ed è quindi possibile usarlo sin dall’inizio per migliorare l’affidabilità dei servizi.

Lo scorso aprile, al Next ’19, Google Cloud ha inoltre annunciato Anthos, piattaforma ibrida e multi-cloud che consente di eseguire applicazioni ovunque, su server esistenti on-premise o nei principali cloud pubblici, con possibilità di gestirli da un’interfaccia utente comune.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul blog di Google Cloud, a questo link.

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