Jimmy Wales e Wikia: la sfida a Google parte da qui

A Milano il manager parla di Wikipedia e degli sviluppi futuri. Dal no profit al profit, ma sempre in chiave wiki.

L’incubo di Google? Jimmy (Jimbo) Wales ironizza sull’immagine della copertina di aprile della rivista americana Fast Company che lo ritraeva come il peggior incubo per Brin e Page.
Ironizza, certo, ma fino a un certo punto. Perchè è arrivato il momento di andare oltre Wikipedia. E quell’oltre potrebbe interessare anche Google.

Parla dei successi raggiunti, Wales, di quei 2,5 milioni di articoli in inglese, dei 500.000 in francese, altrettanti in tedesco, e poi 250.000 in italiano, qualcuno meno in spagnolo.
E parla delle sfide percepite e di quelle reali.
L’affidabilità in primo luogo (“non è l’errore il problema, l’importante è riconoscerlo e correggerlo“), ma anche la completezza e la possibilità di accesso a un’utenza che diventa sempre più ampia. Il tutto – ed è questo un focus reale – con un occhio alla sostenibilità finanziaria.
“Perché il progetto va sostenuto a lungo termine, pur continuando rimanere nel no profit”. 

E’ arrivato il momento di crescere ancora. 
Wales parla di incremento della copertura, migliorando soprattutto l’esperienza mobile.
“Da qui ai prossimi dieci anni arriveranno su Internet moltissime persone che accederanno da rete mobile, utilizzando dispositivi mobili di ogni sorta. Bisogna pensare anche a loro e non semplicemente in termini di consultazione. Da quel punto di vista abbiamo già lavorato e continuiamo a lavorare. Penso piuttosto all’editing, al momento ancora piuttosto ostico. Penso a versioni su dispositivi Usb di Wikipedia, penso ad applicazioni di tipo speech to text”.

A una versione offline di Wikipedia ci hanno già pensato in Germania. Wales racconta di quanto fosse scettico e di come dovette ricredersi di fronte al successo dell’iniziativa.

Ma la vera sfida, quella sulla quale lo scontro diretto con Google finirà per esserci, non è Wikipedia, bensì Wikia.
Sono due realtà separate”, ribadisce a chiare lettere.
Certo, laddove una è no profit, l’altra ha scopo di lucro.
Ma è l’essenza di Wikia che potrebbe mettere in discussione se non la rilevanza di Google per lo meno il suo modello.

Si parla di wiki, di oltre 10.000 topic in oltre 100 lingue e di un motore di ricerca che coniuga il “sapere” nella sua accezione accademica, con la conoscenza delle “persone”.

L’ultima riflessione di Jimmy Wales parte ancora da Wikipedia, ma finisce inevitabilmente per allargarsi su uno spettro molto più ampio.
Parla di fiducia (riferendosi all’attendibilità delle voci su Wikipedia): “Quando si progetta un social software e si pensa per prima cosa ai danni che potrebbero derivarne o che potrebbero esservi fatti si parte male. È come se aprendo un ristorante uno avesse come preoccupazione principale il fatto che gli avventori, avendo a disposizione dei coltelli, potrebbero ammazzarsi fra di loro. Che si fa? Li si isola ciascuno in una gabbia?”.

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