Java, dall’enterprise al Palmpilot

Si sono aperti i lavori della JavaOne Developers Conference di SanFrancisco. Sun ha puntato molta dell’attenzione iniziale sulle potenzialit` del proprio linguaggio in direzione del business.

Si è aperta all’insegna di messaggi rivolti al mondo enterprise l’edizione
1999 della JavaOne Developers Conference, a San Francisco. Uno degli
argomenti centrali della manifestazione, infatti, è il rilascio delle
specifiche di Java 2 Enterprise Edition, indirizzate soprattutto a utenti
business che intendono abbassare i costi di sviluppo e anche evitare di
essere "schiavi" di un unico application server. Per Sun, dietro le quinte,
c’è anche il tentativo di mettere ordine nell’evoluzione del proprio
linguaggio sul lato server, dopo che, per un paio d’anni, si è dato spazio
al proliferare di estensioni proprietarie di tutti i vendor di application
server, che intendevano supportare Java "alla loro maniera". Il plus
d’attrattiva per gli sviluppatori dovrebbe essere l’accoppiata fra l’ampio
respiro di Java 2 Enterprise Edition e la velocità delle Java Virtual
Machine (Jvm) oggi disponibili, che serviranno a velocizzare i progetti
complessi di sviluppo. Per il momento, questo sembra essere un buon
vantaggio anche sul concorrente più diretto, Com+ di Microsoft.
Le specifiche standard finali, in realtà, non saranno disponibili prima
della fine dell’anno, ma alla JavaOne Conference è stato comunque portato
un documento di 150 pagine, che definisce le componenti essenziali. Molti
fornitori hanno già potuto implementare parecchi elementi-chiave della
piattaforma. Due sono le parti principali di Java 2 Enterprise Edition
(J2ee), una centrata sulle funzioni di presentazione delle applicazioni e
l’altra sul design di componenti di business logic back-end e connettività
database. Sul primo fronte, J2ee specifica due vie di interazione con i Web
server, ovvero le Java Server Pages (Jsp) e i Java servlet. Le prime
rappresentano un importante passo avanti per gli sviluppatori di
applicazioni Web, perché sono di facile uso: si tratta, in sostanza, di
semplici pagine Html che possono includere codice Java ovunque, mutuando il
principio di scrittura delle Microsoft Active Server Pages. I servlet
girano già da qualche tempo nell’universo Java e J2ee non fa che
riconoscerne la posizione stabilizzata nei processi di sviluppo. Si tratta
di programmi stand alone che un application o Web server usa quando i
client richiedono particolari pagine Html. Per costruirli, occorrono
maggiori competenze rispetto alle Jsp, ma essi offrono flessibilità e si
prestano bene per le applicazioni di media dimensione.
Sul lato back-end, Java 2 Enterprise Edition si appoggia agli Enterprise
JavaBeans (Ejb) per compiti più complessi. Questi sono componenti di logic
a
di business che possono andare dal calcolo di un’assicurazione a una
routine di aggiornamento della contabilità di un utente. Le nuove
specifiche richiedono il supporto dell’imminente standard Ejb 1.1, che
include gli "entity beans", ovvero oggetti che si occupano di stringere il
legame fra gli oggetti Java e i database relazionali. Questo potrebbe
essere un elemento di criticità per l’adozione su vasta scala di J2ee,
poiché gli Enterprise JavaBeans sono un po’ complessi da usare e, mentre
possono essere usati con application server come Sun NetDynamics o Bea
WebLogic, il supporto globale non è completo. Lo scorso anno, Sun fece
l’errore di rilasciare Ejb 1.0 senza referenze di implementazione che ne
provassero il funzionamento o test di compatiblità per assicurarne
l’interoperabilità. Il risultato è stato che i vendor di application ser
ver
hanno dovuto farsi la difficile codifica necessaria per far funzionare Ejb
e i clienti hanno ereditato i "dolori" dell’interoperabilità cross vendor.
Sun ha assicurato che la versione 1.1 dovrebbe rimediare ai buchi delle
specifiche precedenti e nella versione finale di J2ee sono previsti sia
riferimenti per Ejb server sia una suite di test di compatibilità.
Tra le novità della JavaOne Developers Conference, è da citare anche la
tecnologia HotSpot 1.0, per l’implementazione di Java 2 sui sistemi
operativi Windows a 32 bit e Solaris. Qui la fortuna per Sun potrebbe
essere minore, perché alcuni costruttori, come ad esempio Ibm, stanno
costruendo un proprio set di Jvm che lavorano con il già ampiamente diffus
o
ambiente Java Development Kit (Jdk). Allo stesso modo, Oracle ha presentato
J Server, una Jvm per l’accesso rapido al proprio database Oracle 8i.
Il linguaggio di Sun, comunque, procede lungo la china dello sviluppo su
tutti i fronti tecnologici promettenti che offre oggi il mercato. In
quest’ottica si colloca l’accordo con 3Com, volto all’uso di Java sulla
linea di handheld PalmPilot. Allo scopo è stata introdotta una versione
"leggera" del linguaggio, adatta per dispositivi di dimensioni ridotte. Una
versione beta può essere già scaricata su un PalmPilot e il linguaggio s
arà
integrato nella prossima versione del prodotto handheld.
La JavaOne Conference è anche un’ampia manifestazione espositiva e non
mancano le novità presentate dai numerosi partner (oltre 300), che animano
questo aspetto dell’evento. Fra essi si è distinta Sco, che ha presentato
un add-on del proprio sistema operativo UnixWare 7, chiamato Perkup, che
dovrebbe ridurre di dieci volte l’impiego di memoria con applicazioni Java
server side. L’utility lavora consentendo ai pacchetti Java di funzionare
simultaneamente su un server UnixWare 7, condividendo le risorse. Anziché
lanciare una nuova Java Virtual Machine per far funzionare ogni
applicazione, è così possibile condividere il Java Heap (memorizzazione
di
oggetti), il Garbage Collector (rimozione componenti) e le Best Classes di
una sola di esse. L’offerta include anche un’implementazione del
compilatore Sun just-in-time, che velocizza l’esecuzione di applicazioni e
supporterà, in futuro, HotSpot.

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