It’s a bird? No! It’s a plane? No… it’s an iPad!

Riflessioni sul modello di business dell’ultimo nato in casa Apple, a confronto con la soluzione che più gli si avvicina, il digital signage.

Una delle piattaforme computing più interessanti è senz’altro l’affissione digitale, all’americana detto digital signage. Per chi non lo sapesse, si tratta di schermi possibilmente piatti che inviano messaggi di vario genere, promozionali per gli utenti, informativi e formativi per il personale interno. Di fatto sono dei computer connessi alla Rete, interamente gestiti in remoto e con interazione dall’utente ridotta quando non nulla.
Durante l’ultimo Idf cinese, appena concluso, Intel ha mostrato alcuni tratti evolutivi di questi dispositivi: schermi enormi, aree sensibili al tatto per dare controllo all’utente, videocamera che riprende chi sta davanti allo schermo e l’uso del cellulare come dispositivo di memorizzazione di quanto visto sull’affissione. Le cifre di mercato indicano che si tratta di un segmento di mercato la cui crescita è mondiale, robustissima e di tipo lineare, quindi immune dagli effetti boom/sboom tipici del mercato consumer.
Recentemente questo tipo di dispositivo è stato lanciato anche sul mercato consumer. Un grande schermo piatto con un ridotto controllo da parte dell’utente per scegliere e scaricare contenuti è una sommaria descrizione anche dell’iPad, l’ultimo nato di Casa Apple. Il suo modello di business è del tutto sconosciuto, ma sembra evidente che l’utente compri l’oggetto fisico per poter scegliere altri oggetti, più virtuali, da acquistare. Si tratta quindi di una vetrina virtuale e personale nella quale, ed è qui la distinzione, si può anche acquistare direttamente.

Apps, pagine senza Url
Con le Apps, che inglobano software e contenuti in qualcosa che non vive solo in Rete, il web è uscito dalla sua dimensione immateriale per diventare un grande magazzino di oggetti.
La centralità è infine passata ai contenuti, arricchiti dal software per generare gli Ugs (user-generated software) come più volte li abbiamo chiamati, su queste stesse “pagine”, accomunandoli ai piani di Apple o di Microsoft.
Le analisi finora svolte sugli Ugs partivano dal presupposto che partissero da pregiudizi sulla teoria del PC ma che via via stessero trovando il loro spazio su una piattaforma completamente diversa, come lo smartphone, ma effettivamente personale e per tutti.
L’iPad invece è di fatto un personal computer ad accesso limitato e quindi l’economia dell’iPad, la paddonomica, non segue né le regole dei lettori di e-book né quelle degli smartphone.

Ipad come canale di distribuzione
Detto tutto ciò che l’iPad non è, si può sapere cosa invece è davvero? L’iPad è un canale di distribuzione e non un computer, ha titolato Jim Stogdill sul Radar di O’Reilly. “Ciò che l’utente acquista è uno scaffale di grande magazzino con memoria di 16GB”, dice Jim, “e la caratteristica essenziale è la distribuzione vincolata”. Il vincolo è dappertutto: non c’è accesso all’hardware, non c’è amministrazione del software, la prima scelta dei contenuti non è dell’utente: è Apple che fa tutto per voi. L’articolo di Stogdill è interessante e molto più ampio, anche se vagamente polemico sul dispositivo in sé come già altri hanno fatto anche prima delle interpretazioni complottistico-dietrologiche sul ritardo nel lancio internazionale degli iPad.
L’idea del canale di distribuzione controllato precisa e verticalizza il modello di apertura di questo articolo, che vede l’iPad come un personal digital signage. I due modelli di business coesistono: si fa denaro vendendo il dispositivo, si fa denaro vendendo qualcosa a pagamento.
Dove differiscono è nel tanto tempo durante il quale la “finestra” è accesa ma l’utente non compera, invalidando il modello del canale di distribuzione proposto da Stogdill. Ma la risposta c’è: con la pubblicità si farà denaro anche con la semplice fruizione del dispositivo senza acquisti diretti. Ora la pubblicità può anche essere considerata un contenuto, ma non può essere considerata un acquisto dell’utente.
Ecco perché trovo più sensato far prevalere l’idea dell’iPad come personal signage.

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