Italia: la banda larga cresce, ma non abbastanza

Dai dati Istat sulla diffusione delle tecnologie nel Paese a quelli di I-Com, l’Istituto per la Competititvità, sullo sviluppo della banda larga. La crescita è fisiologica, ma non recupera il ritardo consolidato

L’Italia della banda larga cresce.
E’ un dato di fatto, confortato dagli ultimi dati Istat resi noti in giornata.
Quanto cresca, e soprattutto se cresca abbastanza rispetto agli altri Stati europei, è poi altra questione, sulla quale sarà bene non smettere di riflettere, perché rischia di far assumere una connotazione negativa a quell’insieme in qualche modo incoraggiante che emerge dai dati dell’Istituto nazionale di Statistica.

Cresce la penetrazione del personal computer nelle famiglie italiane, ora attestata al 58,8%, così come aumentano l’accesso a Internet (54,5%) e la diffusione della banda larga (45,8%).
Come già evidenziato nelle precedenti edizioni dello studio, appare evidente e logico che i tassi maggiori di penetrazione si riscontrino in quei nuclei familiari nei quali si conti la presenza di almeno un minorenne: in questi casi il possesso di un personal computer si registra nell’84,4% delle famiglie e l’accesso a Internet si conta nel 78,9% dei casi.

Negli utlimi 12 mesi, sembra essere la sostanza delle rilevazioni Istat, non abbiamo assistito a nessuna grande rivoluzione.
I tassi incrementali sembrano fisiologici e non ci sono cambiamenti sostanziali nella copertura territoriale: al Centro Nord restano più diffusi sia Internet sia banda larga, soprattutto rispetto al Sud del Paese.
Parimenti, censo e reddito continuano a pesare sui livelli di adozione tecnologica, naturalmente a favore delle famiglie più abbienti.

Sempre meno marcate, infine, le differenze di genere: in sei anni la percentuale di donne internaute è passata dal 26,9% al 46,7%, con scarti risibili nelle fasce più giovani della popolazione.

La posta elettronica e la ricerca di informazioni restano gli utilizzi prevalenti dei servizi online, con percentuali ancora molto elevate: 80,7% per le email e 68,2% per la ricerca di informazioni su prodotti e servizi.
L’Istat evidenzia tuttavia una crescita marcata, addirittura di 7 punti percentuali, di utenti che accedono a Internet per leggere news o giornali online.

In crescita gli acquisti online di prodotti e servizi, soprattutto nel settore turistico, mentre è sostanzialmente stabile il numero di cittaidni che ha utilizzato la Rete per ottenere informazioni sui siti della Pubblica Amministrazione.

Crescono anche le competenze informatiche che cittadini italiani, che non solo sanno effettuare operazioni di base, ma dichiarano di saper utilizzare motori di ricerca, di essere in grado di partecipare a chat, newsgroup o forum di discussione online, e di poter caricare testi, giochi, immagini, film o musica, ad esempio, su siti di social networking.

Se il quadro generale sembra sostanzialmente positivo, uno sguardo di insieme alla situazione europea rende la prospettiva meno incoraggiante.
Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia occupa solo la ventiduesima posizione nella classifica relativa all’accesso al web, con un tasso di penetrazione del 62%, pari a quello registrato della Lituania, e con un tasso di crescita fermo al 3%, laddove altri Paesi sono riusciti a migliorare la loro posizione anche del 5%.

A suffragare questa percezione non proprio positiva, arrivano anche i dati pubblicati alla fine della scorsa settimana da I-Com, l’Istituto per la Competitività.
In base all’I-Com Broadband Index, che misura la diffusione delle reti di nuova generazione.
Se l’indice europeo si attesta su una media di 5 su una scala tarata a 10, l’Italia si posiziona a un livello di 4,5, ben lontana dai soliti fuoriclasse nordeuropei, il cui indice si avvicina a 9, ma anche da germania e Uk attestati a quota 6,5.

Molti i problemi dell’Italia, dalla mancanza di un quadro regolatorio chiaro per la nuova rete in fibra, l’assenza di politiche pubbliche nazionali a sostegno, li dubbi legati ai ritorni sugli investimenti.

La non positiva performance italiana dipende soprattutto dalla penetrazione della broadband fissa (pari solo al 49%), anche se l’I-Com intravede qualche spunto di ottimismo.
Nonostante le disparità messe in evidenza fino ad ora – si legge nella nota ufficiale – , è da sottolineare la forte crescita degli investimenti in NGN, prevista per il futuro, nei 5 maggiori mercati europei: Francia, Germania, Italia, Regno Unito e Spagna. Secondo le proiezioni I-Com, tra il 2011 e il 2015 gli investimenti in questo settore saranno più che raddoppiati, passando da 369 milioni a 782 milioni di euro. Molto interessante appare la situazione dell’Italia che, a fronte di investimenti pari a 297 milioni di euro tra il 2006 e il 2010, prevede per il quinquennio 2011-2015 investimenti pari a 924 milioni. Nessuno degli altri big europei prevede investimenti di questa portata”.  

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