It ed elettronica di consumo. Due modi d’intendere i Raee

La nuova normativa sulla gestione dei rifiuti suscita punti di vista diversi. Per capirne di più abbiamo chiesto il parere a un distributore e a un manager della Gds

Luglio/Agosto 2005, Per comprendere quale sia lo stato d’animo
dei protagonisti del settore informatico e dell’elettronica di consumo
nella gestione dei Raee, durante il convegno promosso dall’Anie sono
stati invitati a un confronto il marketing manager del distributore Datamatic,
Claudio Vuillermoz, e il direttore generale di Expert, Carlo Alberto Lasagna. Uno dei temi più sentiti è senz’altro quello della “visible
fee”, sul quale il mondo informatico e quello dell’elettronica
di consumo la pensano diversamente.

La questione della “visible fee” è spinosa…

Gli operatori It vogliono includerla nel prezzo di vendita, mentre le realtà
della consumer electronics sostengono che occorre indicare nel prezzo del
nuovo prodotto la parte che riguarda lo smaltimento, poiché il consumatore
ha il diritto di conoscere questo costo.

Claudio Vuillermoz, Datamatic: Credo che dire al consumatore
quale sia il costo dei rifiuti sui prodotti storici sia importante, anche
perché è un modo più trasparente per cercare di comunicare
agli utenti un messaggio positivo sullo smaltimento. Ma per i prodotti nuovi,
la “visible fee” deve essere già compresa nel prezzo, perché
a quel punto sarà noto a tutti che i prodotti subiranno un certo
trattamento a fine vita che occorre pagare. Del resto, con i margini che
abbiamo, noi non ce la facciamo. Se pensiamo di gestire tutti i costi è
meglio lasciar perdere. Lavoriamo con margini del 6/7%, se ne togliamo altri
uno o due per lo smaltimento dove arriveremo?

Carlo Alberto Lasagna, Expert: L’applicazione della
“visible fee” potrebbe diventare uno strumento di marketing, di differenziazione
tra i vari punti vendita, di guerra commerciale tra rivenditori (qualcuno
la regalerà, altri no). A oggi ci scontriamo con situazioni diverse.
Per quanto riguarda il ritiro dei prodotti usati, al Nord Est le cose vanno
bene, ma al Centro Sud la situazione è molto diversa. Il consumatore
non vuole pagare e l’onere del ritiro finora è stato supportato dai
rivenditori. La “visible fee” potrebbe mettere ordine in questo caos. Ma
c’è ancora molta disinformazione.

Ritiro prodotti dimessi. Come avviene?
Carlo Alberto Lasagna: Dipende dalla grandezza dei
negozi, i megastore non hanno problemi perché possono piazzare un
container per la raccolta dei prodotti a fine vita. Analogamente per i gruppi
d’acquisto il traffico dal magazzino al negozio avviene sotto controllo
e anche in questo caso il container si può introdurre facilmente.
Più difficile per i piccoli negozi. Il Comune dovrebbe, però,
offrire un servizio di raccolta. Molto dipenderà anche dalla grandezza
e dal peso dei prodotti. Il trade dovrà farsi carico dei grandi ingombri,
per il resto il consumatore dovrebbe arrangiarsi con il proprio Comune.

Claudio Vuillermoz: è vero. Le grosse superfici
sono più facilmente attrezzabili. I piccoli, invece, hanno bisogno
di aiuto per logistica, trasporto e costi. Noi abbiamo molti rivenditori
davvero piccoli e tuttavia molto preziosi, ma società di questo tipo
hanno necessariamente bisogno di un supporto.

Reimpiego. Quali opportunità?
Claudio Vuillermoz: Un pc da ritirare cosa contiene?
Deve avere software, schede, alimentatore o è solo chassis? Ci saranno
molte discussioni e dovremo procedere per step.

Carlo Alberto Lasagna: A mio avviso è un falso
problema, perché in realtà non si riutilizzerà nulla.

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