Internet sul telefonino, atto primo: Wappare col Gsm

Lo standard Gsm, nato per la trasmissione voce, mal si adatta alla consultazione di informazioni da siti Web e risulta lento anche per il semplice invio di posta. Tuttavia è molto diffuso e perciò va utilizzato al meglio.

Le attuali reti cellulari sono nate per la trasmissione
digitale della voce e sfruttano il sistema Gsm (Global System for Mobile
Communications) per trasmettere anche dati utilizzando il canale voce, alla
velocità di 9.600 bit per secondo oppure, in alcuni Paesi, a 14.400 bps.


Si tratta di velocità a malapena idonee per la ricezione di brevi messaggi
postali e certo non contribuiscono al successo della navigazione su Internet via
telefonino, percepita da tutti come lenta e insoddisfacente.


La cultura popolare attribuisce tale fallimento allo standard Wap, ma in
realtà il Wireless Application Protocol è semplicemente un protocollo
applicativo, come dice il nome, e regola unicamente lo scambio d’informazioni
tra il browser sul telefonino e i server sulla Rete. La sua velocità dipende
dalla rete fisica su cui opera.


Il Gsm ha il grandissimo pregio di essere diffuso ovunque e di essere
utilizzato da metà dei telefoni in circolazione nel mondo. Di natura è capace di
trasmettere 270 kbps all’interno di ciascuno dei canali da 200 KHz assegnati al
traffico voce. Questo flusso viene suddiviso, poi, in otto slot temporali di
modo che ogni telefonino di fatto riceva e trasmetta solo per un ottavo del
tempo in cui è attivo il collegamento. Lasciando gli altri sette ottavi liberi
per altrettanti telefoni.


Il sistema consente quindi di avere otto utenti attivi contemporaneamente per
un determinato canale voce all’interno di una certa cella e riduce consumi di
batterie e riscaldamento, visto che il telefono rimane “accesso” solo per ottavo
dell’effettivo tempo di conversazione.


Suddividendo i 270 Kbps per otto, ricaviamo 33,9 kbps i quali contengono,
poi, informazione di cifratura, correzione d’errore, eccetera. Il tutto ci porta
a un massimo di 14.400 bps per ciascun telefonino Gsm qualora le informazioni
vengano trasmesse direttamente, senza farle passare dal sistema di codifica e
decodifica della voce. Tutti i telefonini e le reti mobili moderne lo
permettono, ma in molto Paesi, Italia compresa, si preferisce far transitare
comunque il traffico dati attraverso il codec vocale, riducendo così la velocità
massima a 9.600 bps.


Il traffico dati occupa un intero slot temporale del canale voce e perciò è
sottoposto a una tariffa a tempo che ha un costo paragonabile a quello delle
normali telefonate. Una soluzione molto dispendiosa, se consideriamo la lentezza
di navigazione in un contesto Wap.


Triplicare le time slot per utente

In una rete mobile che non sia già
congestionata, è possibile assegnare fino a quatro time slot da 14.400 bps a
ciascun telefonino, portando la capacità trasmissiva finale a 28.800, 43.200 e
57.600 bps. Questa soluzione è stata standardizzata dall’Etsi (European
Telecommunications Standards Institute) nel 1997 e prende il nome di Hscsd (High
Speed Circuit Switched Data). Consiste in una semplice modifica della rete Gsm e
nella produzione di telefoni capaci di usare quattro slot contemporanei, spesso
in maniera asimmetrica: uno per trasmettere e tre per ricevere. La tariffa
rimane a tempo come con l’attuale Gsm.


I primi dispositivi Hscsd erano attesi per il 2000, ma finora non si sono
visti e probabilmente non arriveranno mai. La loro produzione si è dimostrata
difficile per via del riscaldamento e del consumo di batterie. L’Hscsd è
concettualmente un precursore del Gprs anche se, tecnicamente, ha poco a che
vedere con quest’ultimo. I due standard possono di fatto convivere sulla stessa
rete e consentono una migrazione graduale dell’infrastruttura Gsm verso
l’Internet mobile del futuro.

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