Internet è libertà: parla Lawrence Lessig

Non capiamo la rete ma dobbiamo conviverci tutti: noi, i nostri politici, i nostri figli. Ci vuole buonsenso, ma è possibile che la nostra generazione non sia all’altezza di tutelare contemporaneamente la Rete e i cittadini.

Con un grande successo di pubblico, l’11 marzo Palazzo Montecitorio ha ospitato il convegno “Internet è libertà: perché dobbiamo difendere la Rete”, con intervento iniziale di Gianfranco Fini e lectio magistralis di Lawrence Lessig, con sottotitolo “Il web e la trasparenza tra ideali e libertà”.
“La guerra ad internet è una guerra ai nostri figli”, ha detto Lessig, mentre Fini ha aggiunto che “considerare il web solo in termini di convergenza significa assumere una posizione di retroguardia”.
”I nostri figli non vedranno mai né un telegiornale, né un talkshow, spazi per i quali i nostri politici si accapigliano” ciecamente e senza nessun investimento in elettori a breve e medio termine, ha commentato più avanti Umberto Croppi, Assessore alla cultura del Comune di Roma.
Lo slogan “Difendere la rete” è sembrato fuori registro, probabilmente figlio più dello scontro politico di campagna elettorale italiana che di una reale rispondenza ai termini della questione.
Questo punto è stato molto ben sottolineato dal buzz in rete che ha anticipato l’evento. Il quale una novità essenziale l’ha portata, ed è proprio la partecipazione attiva di moltissime persone da casa, in gran parte giovani, non solo passivamente in streaming ma anche attivamente raccolti intorno a due parole-chiave (hashtag) quali difenderelarete e capdig (Capitale Digitale, l’iniziativa Telecom sponsor di questo ed altri incontri).
Il campo dei partecipanti era piuttosto ampio, con Riccardo Luna (Wired) a moderare, oltre ai citati e al popolo della Rete, Fiorello Cortiana, Juan Carlos de Martin, Stefano Quintarelli, Franco Bernabè e Paolo Romani. Per gli interessati, il quotidiano La Stampa propone una traduzione dell’intervento di Lessig.

Usa vs. Italia per Google e Knox
Va detto senza mezze parole che incontri del genere non hanno un impatto diretto sulle conoscenze degli addetti ai lavori, in quanto restano ad un livello di generalità davvero superficiale, ma servono come cassa di risonanza per argomenti specifici che possono così essere amplificati dai media.
In questo caso l’amplificazione è stata particolarmente tempestiva, in quando l’Italia è al centro di polemiche internazionali per la condanna a Google Video, un caso unico nella scena mondiale che ha imposto l’Italia all’attenzione mondiale tra i Paesi che limitano la Rete. Uscendo anche dallo specifico ICT, bisogna ricordare che negli States la giustizia italiana è nell’occhio del ciclone soprattutto per la condanna di Amanda Knox nel caso perugino di Meredith Kercher.
Ovviamente esistono questioni e polemiche anche in casa nostra, con il tormentone sui fondi sulla banda larga, il decreto Pisanu sul wifi e i rapporti tra leggi europee ed interpretazioni italiane in fatto di media e video.
Un altro elemento interessante è stato il clima di collaborazione tra maggioranza ed opposizione intorno alla figura di Fini, al quale Gentiloni ha dato la sua disponibilità a continuare su questa strada.
“Vi ringrazio per avermi fatto accedere alla Rete senza fornire i miei documenti”, ha borbottato Lessig in chiusura d’incontro.
Molti italiani non possono che interpretarla come un’osservazione al decreto Pisanu; ma si sa, siamo malelingue.

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