Intel Pentium M. Nasce il processore a velocità “controllata”

Conosciuto prima come Dothan, il chip amplia la gamma per la piattaforma Centrino. Tre i modelli, con frequenze a partire da 1,7 GHz. Ma le innovazioni stanno nella memoria raddoppiata e in un generale senso di sicurezza. Non conta più correre tanto, quanto farlo bene.

Intel ha presentato ufficialmente il proprio nuovo processore mobile, Pentium M, prima conosciuto con il nome in codice di Dothan. Si rinnova, così, l’offerta dei processori per pc portatili di Intel per la piattaforma wireless Centrino.


Realizzato con processo costruttivo a 0,09 micron (90 nm), il chip dispone di 140 milioni di transistor (il doppio della precedente versione) di cui più della metà riservati alla cache di secondo livello, di 2 Mb. Notevoli ed evidenti i miglioramenti rispetto al precedente Pentium M (Banias) che aveva “solo” 77 milioni di transistor e 1 Mb di cache.


Tre i modelli lanciati, secondo la nuova tassonomia (a cifre) della casa di Santa Clara: Pentium M 755, 745 e 735. Le sigle al posto dei GHz servono a Intel per codificare i processori con il cosiddetto processor number, rimandando direttamente alla scheda tecnica per le caratteristiche come frequenza di funzionamento, del bus di sistema o la dimensione della cache. E questo è già un sintomo del cambio dei tempi.


Nel dettaglio, il Pentium M 755 ha una frequenza di 2 GHz, il 745 e il 735 rispettivamente a 1,8 GHz e 1,7 GHz. Frequenza che scende a 600 MHz quando il processore funziona nella modalità di ottimizzazione della batteria. I prezzi, per ultimare le notazioni cronachistiche, sono 637 dollari per il modello a 2 GHz, mentre per i due modelli di classe inferiore si parla di 423 e 294 dollari. I prezzi si intendono per quantità di 1.000 pezzi.


Ma torniamo al tema della frequenza, perché è centrale. Per la prima volta nella sua storia, Intel non enfatizza il balzo in avanti della velocità di clock, mettendo in luce diversa la legge di Moore (raddoppio della capacità di processo ogni 18 mesi). Si tratta, quindi, di uno spostamento dell’asse dell’attenzione su quelle che una volta erano funzionalità di contorno, e che, invece, ora diventano dominanti, come memoria e sicurezza.


Segno dei tempi che la velocità non è più il centro della questione. Vuoi perché si viaggia già a buon ritmo. Vuoi perché l’utente mobile aziendale sta prendendo coscienza di come le capacità operative siano legate ad aspetti che travalicano la performance di clock.


Ecco, allora, che assurgono in primo piano la cache doppia, il bus più veloce, l’autonomia ampliata e un terreno ben arato e seminato per l’introduzione delle funzionalità di sicurezza conosciute come LaGrande Technology. Presentata lo scorso autunno, LaGrande è la chiave di volta nell’uso di dispositivi mobili, in quanto introduce un concetto di sicurezza hardware, che consente di proteggere l’integrità delle informazioni creando un ambiente di lavoro per le applicazioni unico e non tangibile via software. Ecco perché la velocità conta meno: perché ci si avvicina a un nuovo mondo e val bene “rallentare”.

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