Infrastrutture e assunzioni, qui si arenano le Pmi italiane

Stabile il divario tra Nord e Sud nell’ultimo rapporto sulle economie locali di Unioncamere e Istituto Tagliacarne

Le imprese incontrano difficoltà nell’assumere una persona ogni quattro ricercate; non diminuisce il divario tra Nord e Sud nelle infrastrutture, soprattutto per i trasporti; i servizi affidati alle società terze sono spesso scadenti. Sono queste le principali lamentele delle aziende italiane, emerse dal recente Rapporto sulle Pmi e le economie locali di Unioncamere e Istituto Tagliacarne. I punti deboli del tessuto economico del nostro Paese continuano così a frenare la ripresa industriale e manifatturiera, bloccata da mali endemici come la scarsa qualificazione professionale e la mancanza d’investimenti nelle infrastrutture, che colpiscono un po’ tutte le regioni ma in modo particolarmente pesante quelle del Mezzogiorno.

Il lavoro c’è, ma non i candidati
Per quanto riguarda le assunzioni previste nel 2010, 152mila sono considerate di difficile reperimento (45mila in più rispetto al 2009), un numero pari al 27% del totale. Ciò significa che per le aziende sarà difficile trovare sul mercato del lavoro quasi un quarto dei candidati richiesti. Le percentuali sono simili per l’industria e i servizi, dove rispettivamente il 28 e 26% (57.400 e 95mila) di tutte le assunzioni previste sono a rischio. I settori più ostici sono nel terziario: il rapporto segnala difficoltà per 9.600 assunzioni (31% del totale) nei servizi informatici e delle telecomunicazioni e per 10.500 (30%) di quelle nella sanità e nell’assistenza sociale. Perché tali difficoltà? Oltre la metà dei candidati possiede competenze professionali inadeguate rispetto alle esigenze delle imprese, mentre il restante 47% delle offerte di lavoro potrebbe rimanere senza candidati in partenza.

Le differenze tra Nord e Sud
Passando alle infrastrutture (non solo quelle economiche come i trasporti, le banche e l’energia, ma anche quelle sociali come scuole e ospedali), il rapporto mostra che in quasi dieci anni è rimasta pressoché invariata la differenza tra Nord e Sud. Difatti, nel 2000 le regioni del Centro Nord potevano contare su una dotazione infrastrutturale di quasi il 12% maggiore rispetto alla media nazionale, mentre le regioni del Mezzogiorno dovevano recuperare un buco del 20 per cento. Nel 2009 le percentuali sono ancora +11,4 per il Centro Nord e -19,6 per il Sud. Le regioni del Mezzogiorno sono in ritardo soprattutto nell’estensione della rete stradale e ferroviaria (rispettivamente -13 e -19% in confronto alla media nazionale) e nel numero degli aeroporti con una punta del -40% rispetto al resto della Penisola.

Servizi insoddisfacenti
Osservando le aree del Nord, si notano alcuni punti critici nel settore dei trasporti: le imprese delle regioni settentrionali, in primis Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto, avrebbero bisogno di potenziare i collegamenti stradali e ferroviari con gli altri Paesi europei. Le ferrovie rappresentano un problema soprattutto per il Nord Ovest (-3,3% rispetto alla media italiana) così come gli aeroporti lo sono per il Nord Est (-17,5%).
Passando, infine, ai servizi alle imprese, il rapporto segnala che la maggior parte delle nostre aziende preferisce svolgere al proprio interno tutte le attività, senza affidarle a società terze. I motivi essenziali sono tre: i costi elevati, l’inadeguatezza dei servizi offerti rispetto agli standard aziendali e la mancanza di fornitori.

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