Informatica “as a Service”, questa sconosciuta

Il 45% delle Pmi italiane ha una comprensione superficiale del fenomeno, il che ne limita l’adozione. Il 20% ha comunque dimostrato un certo interesse verso le applicazioni fruibili come servizio in abbonamento. L’analisi della School of Management del Politecnico di Milano

Le Pmi italiane sono interessate alle soluzioni It in modalità “as
a Service” ma ci sono alcuni gap da colmare che condizionano pesantemente
il mercato. E’ questo il messaggio forte che emerge dall’Osservatorio Ict &
Pmi della School of Management del Politecnico di Milano, giunto alla settima
edizione e che ha riguardato oltre 1.000 aziende italiane fra 10 e 500 addetti.

Circa il 20% delle piccole e medie imprese ha dimostrato interesse
verso almeno un’applicazione as a Service e circa il 30% verso un servizio di
infrastruttura as a Service
– ha spiegato Raffaello Balocco, responsabile
scientifico dell’Osservatorio – ma sono diversi i fattori che incidono sull’adozione
.

I freni all’adozione
Il primo è rappresentato dalla qualità dell’offerta, sia in termini
di maturità delle soluzioni che di qualità dell’offerta.

Il secondo è il livello di conoscenza delle Pmi italiane sul mondo
as a Service. “La comprensione del fenomeno è oggi molto superficiale,
aggravata poi da una persistente ambiguità nei concetti e nelle terminologie
adottate
” commenta Balocco. Giusto per dare un’idea, Il 45% del campione
ha una scarsa conoscenza delle soluzioni presenti sul mercato e molti non hanno
intenzione di adottarla semplicemente perché non sanno di cosa si tratta.

Il terzo è un gap di infrastruttura: non si può pensare di usare
un modello as a Service senza disporre di connessioni a banda larga che garantisco
un elevato livello di servizio. E anche qui fa riflettere il fatto che se il
l 59% usa l’Adsl, un 8% usa ancora l’Isdn in alcune sedi e il 3% non ha nemmeno
una connessione.

Le applicazioni fruibili come servizio
Fra le aziende che si sono dette interessate all’adozione futura di almeno un’applicazione
as a Service a fare la parte del leone sono i pacchetti semplici per l’amministrazione
e la contabilità (interessano nel 40% dei casi). Queste sono tipiche
applicazioni che si prestano a essere usate in modalità as a Service,
visti i continui aggiornamenti normativi che possono quindi essere gestiti esternamente.

A seguire troviamo la gestione documentale, la Unified Communication e il Crm
(tutti al 25%), la Business Intelligence (20%) e la gestione degli acquisti
(15%). Solo il 5% ha invece dimostrato interesse nell’office automation in modalità
as a Service.

La Business Intelligence – commenta Balocco – è cresciuta
molto fra le Pmi. Viene usata nel 44% delle aziende con più di 250 dipendenti
contro il 29% del 2007
“. In effetti, la Bi risolve un problema diffuso
fra gli executive, ovvero quella della dispersione delle informazioni su molteplici
database che rende difficile un’aggregazione a livello di cruscotto a supporto
del processo decisionale. “Abbiamo osservato comunque un bassissimo
utilizzo della Bi in modalità as a Service, principalmente per il fatto
che c’è un grossa difficoltà di integrazione fra applicazioni
e database differenti

Hardware as a Service
Per quanto riguarda l’hardware, quasi il 30% delle Pmi italiane è interessata
all’adozione di un servizio infrastrutturale as a Service, principalmente in
ambito storage (76%), sicurezza (55%) e capacità elaborativa (42%). “L’hardware
as a Service è più semplice di quello applicativo
– spiega
Balocco – ma ha comunque una diffusione molto bassa fra le Pmi e viene soprattutto
usato a livello di test
“.

Il livello di informatizzazione delle Pmi
Infine una nota sul livello di informatizzazione delle Pmi. Dalla ricerca si
evince che cresce l’uso di Erp e gestionali “evoluti” (diffusione
oltre il 30%) e del Crm (oltre il 25%), segno che le aziende italiane stanno
(lentamente) procedendo verso un livello più sviluppato di informatizzazione.

Ma va anche detto che il 42% continua a usare gestionali “semplici”
(che gestiscono poche attività quali amministrazione e contabilità,
con un’estensione limitata della copertura dei processi) e che il 9% non usa
ancora nessun pacchetto (meglio comunque del 12% del 2007). Insomma la strada
da percorrere è ancora lunga, prova ne che è che il numero di
desktop e di server per utente non è cambiato rispetto a 3 anni fa.

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