In Italia, la diffidenza penalizza l’adozione dell’outsourcing

Anche se per motivi non sempre allineati, società come iGuzzini, Ups e Velux esprimono pareri negativi nei confronti dell’esternalizzazione dell’infrastruttura tecnologica. Unica voce fuori dal coro quella dell’azienda vinicola Piccini, che sta valutando l’opportunità.

Posto che, per bocca di vendor, società di consulenza e
analisti, di outsourcing in questi ultimi anni si è sentito parlare
frequentemente, diventa interessante capire il reale pensiero delle aziende, che
spesso hanno potuto dire la loro solamente tramite le cifre e le percentuali di
statistiche e sondaggi. Dalle considerazioni di quattro realtà medio-grandi, che
non rappresentano un campione esaustivo ma sicuramente danno testimonianza della
percezione che si ha dell’outsourcing nel nostro Paese, è emerso un quadro che
vede vincere il fronte del no.


Velux (azienda di matrice danese, specializzata nella produzione e
commercializzazione di finestre tende e persiane avvolgibili per tetti e
mansarde) è, infatti, convinta che l’esternalizzazione non possa garantire la
sicurezza dei dati sensibili; oltre a condividere il punto di vista sulla
sicurezza, iGuzzini (produttore recanatese di apparecchi di illuminazione per
interni ed esterni) rincara la dose e si dice scettica riguardo le performance
offerte; pur ritenendo valido questo tipo di servizio, Ups (corriere espresso e
fornitore di servizi specializzati di trasporto, logistica, capitale ed
e-commerce) considera l’It parte del proprio core business e preferisce
continuare a seguire la strada della gestione in house. L’unico spiraglio
positivo viene dalla società vinicola Piccini che, fiduciosa in questo
paradigma, si sta apprestando a realizzare un progetto di
esternalizzazione.

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