In aumento il traffico sulle “nuvole”

Un terzo del traffico dei datacenter sarà sulla nuvola entro il 2015, in aumento di ben 12 volte rispetto allo scorso anno. A dirlo è il Cisco Global Cloud Index 2010-2015. A fare la parte del leone saranno le attività di backup e replica dati.

Complici una maggiore virtualizzazione e migliori economie di scala, il cloud sta diventando un elemento critico per il futuro dell’It e della distribuzione di video e contenuti.

A dirlo sono le previsioni di crescita contenute nel Cisco Global Cloud Index 2010-2015 secondo le quali, dopo essere cresciuto di appena l’11% del traffico datacenter totale nel 2010, da qui al 2015, il traffico sulla nuvola sarebbe destinato ad aumentare di 12 volte, riportando un tasso di crescita annuale composto del 66% per un totale di 1,6 zettabyte annuali, vale a dire 22 trilioni di ore di musica in streaming o, se si preferisce, 5 trilioni di ore di Web business conference via Webcam.

Sempre da qui ai prossimi quattro anni, il traffico cloud globale supererà di un terzo l’intero traffico datacenter destinato a quadruplicarsi a un tasso CAGR annuale del 33% per raggiungere i 4,8 zettabyte entro il 2015.

Stando all’Index Cisco, il 2014 sarà il primo anno in cui il bilanciamento del workload si sposterà per la prima volta su cloud portando in ambiente cloud il 51% del carico di lavoro totale, rispetto al 49% in It tradizionale.

Creato per stimare la crescita e i trend del traffico IP globale datacenter e cloud, lo studio messo a punto da Cisco ha, inoltre, sottolineato come la maggior parte del traffico datacenter non sia generato dall’utente bensì dai datacenter e dai cloud stessi che svolgono attività trasparenti verso gli utenti come, ad esempio, backup e replicazione dei dati.

Mica per niente. Rispetto ai data center tradizionali, i data center cloud offrirebbero, infatti, prestazioni migliori, maggiore utilizzo nonché gestione semplificata.

Anche per questi motivi, entro il 2015, il 76% del traffico datacenter rimarrà nel datacenter stesso a fronte della migrazione del workload tra diverse macchine virtuali e delle attività di background effettuate, il 17% del traffico totale lascerà il datacenter per essere distribuito all’utente, mentre un ulteriore 17% del traffico totale sarà generato tra i datacenter attraverso attività quali cloud-bursting, replicazione dei dati e aggiornamenti.

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