Il wurstel viene meglio con Sap

Forse non poteva che essere una soluzione Made in Germania a far fare il salto di qualità all’azienda salentina. Specializzata in salsicce

Se andate nel Salento e avete voglia di mangiare qualcosa di buono e veloce, chiedete un “panino con la servola”. Si tratta di un panino col wurstel, seppure speciale, perché molto probabilmente il companatico sarà un prodotto del Salumificio Scarlino, di Taurisano (Lecce), seconda azienda italiana nella produzione di wurstel. Un alimento di cultura nordica prodotto nel profondo Sud. Come mai?



Tutto inizia nel 1962, quando Tommaso Scarlino torna nel Salento, dalla Svizzera, dove era emigrato dieci anni prima, con un’idea fissa in testa: produrre wurstel nella sua terra d’origine. Com’è immaginabile, gli inizi sono difficili. Eppure di sagra popolare in sagra, la voce (e la gola) vola, e piano piano la servola (a proposito, la parola è “copyright” dello stesso Tommaso) prende piede.



Nel 1971 nasce ufficialmente l’azienda, che anno dopo anno cresce fino a produrre 450 quintali di wurstel al giorno (ma la potenzialità è di 1200 quintali), a impiegare poco meno di 100 persone e a fatturare 12 milioni di euro, a esportare il 4% della produzione, che ne fa il primo esportatore italiano di wurstel.



I marchi sono quelli della ditta e di Wuao. Oggi, alla guida dell’azienda ci sono i due figli di Tommaso, Attilio, presidente, e Antonio, 37 anni, Vp e Ad, laureato in economia aziendale a Modena. “La nostra – afferma Antonio Scarlino – è l’unica azienda italiana a produrre esclusivamente wurstel”. Un’azienda che ha sempre ottimamente performato, e che Tommaso, scomparso nel 2007, ha lasciato sana, senza debiti e fortemente capitalizzata.



Nel novembre dell’anno scorso, la decisione di ampliare la strategia di crescita, e l’idea di un progetto tutto italiano di cost-leader per un investimento complessivo di 12 milioni di euro. “L’obiettivo è quello di aggregare intorno a Scarlino il 40% della produzione italiana. Progetto fattibile, visto che il nostro è lo stabilimento specializzato più grande d’Italia”. Non si tratta, spiega Antonio, di un passo indietro nella “brandizzazione”, anzi.



Un nuovo modello per produrre wurstel di qualità per conto di marchi nazionali, che a loro volta metteranno il loro brand sul marchio. L’obiettivo è di raggiungere risparmi del 30% sui costi industriali. Evidente che il progetto, di per sé complesso e articolato per processi e prodotti, richiedesse non solo l’innovazione degli impianti produttivi, ma anche l’innovazione del sistema informativo.



“Prima utilizzavamo un piccolo gestionale che poteva soddisfare le esigenze di un’azienda monoprodotto come la nostra. La crescita dell’azienda, la costruzione di un secondo stabilimento, e il nuovo progetto cost leader richiedeva un sistema capace di ottimizzare la gestione di un business sempre più diversificato e articolato”.



Da qui, la decisione di acquisire l’Erp di Sap, tutti i moduli, importanti soprattutto quelli della produzione e della contabilità industriale, la business intelligence, il controllo di gestione. Il tutto, annuncia Scarlino, sarà go-live le prime settimane del 2009. Con una premessa importante: è stata l’azienda a adeguarsi allo standard “sappista”, senza ricorrere a personalizzazioni lunghe e costose. Quali le aspettative? “Soprattutto, lo snellimento delle procedure, informazioni più mirate e puntuali, analisi dettagliata dei costi, chiusura più rapida dei bilanci, miglioramento”.



L’Erp di Sap sarà uno degli strumenti di supporto di un nuovo progetto di Scarlino: la creazione di una flotta mobile di hotdogherie “marchiata” Scarlino su Ape attiva su tutto il territorio nazionale. Né fast food, né snack food, ma simple food: un pasto di qualità, semplice e divertente.

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