Il Web richiede un’adeguata formazione

Nuove professioni Internet: un mito o forse un miraggio, soprattutto per quei giovani che sono alle prese con i problemi occupazionali legati al primo impiego e che sperano nella net economy per trovare facili e ricchi sbocchi. Ma ormai non è più tempo di improvvisazioni

Che l’informatica abbia creato nuove professioni e quindi nuovi posti di
lavoro è innegabile, ma quali sono le prospettive future per chi ripone in
queste aree le proprie speranze occupazionali? Vale ancora la pena di investire
il proprio tempo nelle nuove tecnologie? Le opportunità di lavoro legate al Web
si manterranno ai livelli attuali, oppure anche loro passeranno come meteore,
lasciando soltanto obsolescenza e disoccupazione?
Per il settore informatico, le prospettive generali nel breve
periodo sono meno rosee rispetto al passato: nessuna crisi degna di questo
nome, ma un certo rallentamento caratterizzerà un po’ tutte le posizioni
e quindi anche le nuove professioni, per cui l’attuale potenzialità
risulterà ridotta, anche se si manterrà pur sempre interessante. Fin qui le
considerazioni di massima: ma sentiamo l’opinione di Michele Sessa,
responsabile dell’area Web presso Informex di Milano, (società specializzata
nella formazione e nello sviluppo di applicazioni Web).
«Dare un
giudizio globale sul settore non mi sembra corretto
– ci precisa subito
Sessa – in quanto oggi non ha più senso parlare genericamente di un’area
Web. Gli sviluppi e i progressi tecnologici hanno differenziato le figure
professionali presenti in questa fascia di mercato, creando non tanto
barriere, quanto specializzazioni. In altre parole, non ha più senso
classificare chi lavora in questo ambito come “esperto Web”: occorre fare
riferimento ai reali contenuti professionali. A mio avviso, la “gamma” di
professioni, attualmente legata al Web, può essere, a grandi linee,
suddivisa in quattro “posizioni”: programmatori e sistemisti, esperti di
database, esperti in design e communication e utilizzatori “informatizzati”.
Le prime due sono figure professionali di contenuto strettamente
informatico, mentre le altre sono più una evoluzione da parte di utenti,
che hanno voluto o dovuto imparare a utilizzare strumenti e tecniche legate
al Web, perché la loro professione primaria si è sviluppata su queste nuove
tecnologie
».
Il che significa che il mercato è in espansione sia in
termini di volumi che di contenuti professionali. «Certamente
continua Sessa – il trend occupazionale nel mondo Web è senza dubbio
positivo e le previsioni sono comunque improntate a un cauto ottimismo,
nonostante qualche segnale di difficoltà, proveniente soprattutto da
Oltreoceano. Tuttavia credo che oggi, e ancora di più nel futuro, per
operare in questo settore sia indispensabile una specializzazione.
Riprendendo quanto già accennato in precedenza, non è pensabile di poter
lavorare nel Web senza un’adeguata preparazione di base, minimo un diploma
informatico o similare, ma meglio ancora una laurea, e senza una formazione
specifica. L’improvvisazione, che forse aveva caratterizzato i primi anni di
sviluppo, è oggi definitivamente tramontata e il Web non è più un terreno di
conquista, ma un’area informatica, nella quale sempre più potranno lavorare
soltanto dei professionisti. Quindi il settore è indubbiamente appetibile
per i giovani e rappresenta certamente un buon punto di ingresso nel mondo
del lavoro, ma chi vuole avvicinarsi a questo mondo dovrà poter contare
su una preparazione sia scolare che specialistica
».


Il problema del turnover
Ma se
queste sono le premesse, osserviamo, come mai il mercato è ancora così
scostante e caratterizzato da un notevole turnover?
«Nel Web la
situazione occupazionale
– ci spiega Sessa – non si è ancora
consolidata, per cui il mercato del lavoro sta ancora risentendo di un
periodo di assestamento, a mio avviso destinato a esaurirsi entro breve
tempo. Succede ancora abbastanza spesso che un’azienda, dopo aver investito
tempo e denaro su persone ritenute potenzialmente valide, si ritrovi con un
turnover più alto, proprio perché la formazione specialistica ha offerto a
queste persone maggiori opportunità professionali, aprendo loro prospettive
ancora più interessanti. Ovviamente, anche le aziende hanno imparato a
tutelarsi, adottando politiche, sia economiche che di sviluppo
professionale, tali da potersi garantire almeno un ritorno in termini di
know how e di stabilità del personale
».
Passiamo a un altro argomento.
Il Web, in particolare, è caratterizzato da continue evoluzioni sia degli
strumenti software che di quelli relativi alle reti e alle
telecomunicazioni. Oltre al problema dell’aggiornamento professionale,
esiste anche quello legato ai cambiamenti, che questi sviluppi potranno
determinare nei contenuti professionali di chi opera nel
settore.
«Tutte le novità – concorda Sessa – sono finora
improntate a una riduzione drastica del lavoro “manuale”, necessario a
sviluppare sistemi e programmi Web, in modo non solo da ottimizzare, ma
soprattutto ridurre l’intervento umano e quindi i costi del personale.
Detto in altre parole, la situazione è simile a quella che a suo tempo ha
caratterizzato il gestionale classico, dove gli strumenti di sviluppo si
sono così potenziati da cambiare sensibilmente i contenuti in termini di
know how di molte figure professionali “storiche”, come ad esempio il
programmatore, il sistemista e l’analista/programmatore. Sono convinto che
anche nel Web accadrà la stessa cosa, naturalmente in tempi molto più brevi
rispetto al gestionale, anche perché una certa “base informatica” esiste
già
».
A proposito di questo, alcuni sostengono che si stia creando una
specie di concorrenza occulta fra Web e sistemi informativi per così
dire “classici”, nel senso che il primo sta rubando spazio ai secondi,
sia in termini di sviluppo che in termini di “peso” aziendale.
«Mi
sembra del tutto assurdo
– tiene a precisare il nostro interlocutore –
che ancora oggi, in un’epoca di globalizzazione, qualcuno consideri i
sistemi informativi come un insieme di compartimenti stagni, la cui
importanza si misura in termini di volumi e di risorse impiegate. Web e
sistemi gestionali classici devono e dovranno sempre più integrarsi,
utilizzando tecnologie capaci di fondere questi due ipotetici “mondi”, a
tutto vantaggio degli utenti e del rapporto costi/prestazioni. Se oggi, per
usare questo linguaggio, il Web va più forte e accentra su di sé maggiori
interessi e maggiori investimenti, è perché la sua attualità, le sue
potenzialità e le sue caratteristiche ne fanno uno “strumento” più
moderno e più adatto a risolvere le necessità relative agli attuali
sviluppi dei sistemi informativi. In altre parole, è ovvio che la
relativa “modernità” del Web prevalga sulla “classicità” dei gestionali,
almeno fino a quando qualche altra “novità” non lo relegherà, a sua volta, a
un ruolo meno importante di quanto ricopra oggi
».

L’It integrata a
Internet
Quindi i giovani, tanto attratti da Internet, cosa devono
attendersi in termini occupazionali nei prossimi anni. «Come già
accennato in precedenza
– conclude Sessa – credo che, a breve, il
Web possa costituire ancora un’ottima opportunità occupazionale, soprattutto
per i giovani. La mia precisazione, a proposito del rapporto fra sistemi
informativi classici e Web, vuole ulteriormente incoraggiare i giovani,
facendo loro capire che entrare in questo settore non vuol dire chiudersi in
una nicchia di mercato, ma proprio perché i sistemi saranno sempre più
integrati e “Web oriented”, se ben gestita, la loro professionalità potrà
aprire nuove strade anche in aree tradizionali. In altre parole, nel mondo
Internet, specializzazione non deve essere inteso come un sinonimo di
autolimitazione, ma di capacità nell’acquisire know how ed esperienze, per
poter aumentare le proprie potenzialità professionali e occupazionali. Del
resto il mondo del Web è ancora agli inizi, per cui, fosse anche solo per
tenersi aggiornati, sarà indispensabile seguire tutti gli sviluppi, che
le nuove tecnologie offriranno a questo comparto
informatico
».

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