Il test dell’Athlon Xp 3000+

L’ultimo nato di casa Amd registra prestazioni competitive, soprattutto se si considera la reale frequenza operativa della Cpu (2.167 MHz)




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24 febbraio 2003 AMD ha introdotto negli ultimi due modelli di Athlon
XP delle sostanziali novità. Nel 2800+ era il front side bus a 166 MHz
(333 per effetto della duplicazione dei dati); nel nuovo 3000+ (nome in codice
Barton) è la cache di secondo livello raddoppiata
a 512 KB
. Il 3000+ registra prestazioni competitive nel Sys-mark 2002,
test notoriamente poco favorevole alle CPU di AMD, con risultati a metà
strada tra quelli ottenuti dai Pentium 4 a 2,8 GHz e 3,06 GHz (clicca qui per vedere la tabella completa). Un risultato notevole
se consideriamo che la reale frequenza operativa del processore è di appena
2.167 MHz, addirittura inferiore alla frequenza del 2.800+ che va a 2.250 MHz.
Il processore è stato provato su una scheda Asus A7N8X
con chipset Nforce 2 e 512 MB di memoria DDR 333.
Dal momento che l’Nforce 2 supporta la memoria DDR 400 abbiamo provato a
ripetere i test con questo tipo di memoria, ottenendo però risultati inferiori.
Il motivo è la mancanza di sincronizzazione tra il Front Side Bus del processore
e il bus di memoria. Con le DDR a 333 MHz, CPU e memoria di sistema funzionano
alla stessa frequenza in perfetta sincronia. Con il bus di memoria a 400 MHz il
sistema deve introdurre degli stati di attesa per far coincidere l’invio
di dati tra due temporizzazioni diverse.

Il processore e le memorie
Responsabile del balzo in avanti delle prestazioni è essenzialmente la
cache di secondo livello. In un processore la cache è una memoria
ad alta velocità
nella quale sono contenuti i dati a cui la
CPU accede più frequentemente.
Quando il processore necessita di un dato, per prima cosa controlla se si trova
nella cache di primo livello (L1), una memoria velocissima solitamente di dimensioni
limitate. Se il dato non è presente passa alla cache di secondo livello
(L2), una memoria più lenta ma con dimensioni maggiori e quindi in grado
di contenere più dati. Se neanche nella L2 trova i dati che gli servono
va a cercarli nella memoria RAM di sistema, nettamente più lenta delle
due cache interne.
Il primo pensiero che sorge è che basterebbe dotare la CPU di un grande
quantitativo di cache L1 e L2 per incrementare notevolmente le prestazioni.
In parte è vero ma ci si scontra con alcune limitazioni tecniche ed economiche.
La realizzazione di una cache richiede un numero notevole di transistor,
per esempio il solo raddoppio della L2 ha portato il numero dei transistor presenti
nell’Athlon 3000+ a 54,3 milioni. Il 2800+ ne contiene invece 37,6 milioni.
Di pari passo aumenta la dimensione del circuito del processore
(die), che nell’XP2800+ è di 84 mm mentre nel 3000+ è di
101 mm, e quindi i costi di produzione. Un altro fattore limitativo nella realizzazione
di cache di grandi dimensioni è il calore sviluppato dai transistor
in funzione
. Pur funzionando a frequenza inferiore, l’XP 3000+
dissipa 74,3 W esattamente quanto l’XP 2800+.
Le altre caratteristiche del processore non hanno subito modifiche, praticamente
restano le stesse che AMD ha introdotto con l’architettura Thoroughbred
B
. Le più salienti sono il processo di costruzione a 0,13 micron,
il Front Side Bus a 333 MHz, un nuovo disegno dell’architettura che migliora
il percorso dei segnali e la dissipazione termica. Oltre all’XP 3000+
AMD commercializzerà altre due versioni con core Barton (cache L2 da
512 KB e FSB da 333 MHz), un XP 2800+ e un XP 2500+ con una reale frequenza
di lavoro rispettivamente di 2,083 e 1,833 GHz. Il processore disponibile in
quantità da febbraio costa 588 dollari (per lotti di 1.000 pezzi).


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